Page 110 - Shakespeare - Vol. 1
P. 110

quando mi hai teso un agguato, per togliermi la vita,
 ora presso il Ponte di Londra, ora alla Torre?
 Inoltre, temo che, se i tuoi pensieri fossero passati
 al setaccio, neppure il re, tuo sovrano, sarebbe immune
 dall’invido rancore del tuo cuore, gonfio di superbia.

WINCHEST ER

 Gloucester, ti sfido. - Signori, chiedo grazia:
 date udienza a quello che ho da dire.
 Se fossi avido, ambizioso e perverso
 come mi raffigura, com’è che sono povero?
 E com’è che non cerco promozioni
 o avanzamenti di carriera, ma mi contento
 del mio usuale ministero? Quanto alla zizzania,
 chi agogna alla pace più di me? - Solo se provocato...
 No, miei buoni signori, non questo offende,
 non questo ha reso il duca furibondo.
 È che vuole essere solo lui a comandare,
 solo lui dovrebbe stare accanto al re;
 è questo che produce tuoni nel suo petto,
 che gli fa ruggire accuse a squarciagola.
 Ma sappia che io valgo quanto...

GLOUCEST ER

                Quanto chi?
 Tu, nato bastardo di mio nonno! 89

WINCHEST ER

 Sì, signor prepotente; e tu, scusa, chi sei?
 Uno che vuol comandare sul trono altrui?

GLOUCEST ER

 Non sono il Protettore, prete insolente?

WINCHEST ER

 E io non sono un prelato della chiesa?

GLOUCEST ER

 Sì, come un fuorilegge dentro un castello,
 che adopera a protezione delle sue rapine.
   105   106   107   108   109   110   111   112   113   114   115