Page 104 - Shakespeare - Vol. 1
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Entrano Mortimer, trasportato su una seggiola, e i carcerieri. 81

MORT IMER

 Gentili custodi della mia età, fiacca, declinante,
 lasciate riposare qui Mortimer morente.
 Come in un uomo appena uscito dalla tortura,
 le mie membra soffrono la lunga prigionia,
 e queste chiome grigie, messaggere di morte,
 proclamano la fine di Edmund Mortimer,
 un vecchio Nestore carico d’affanni. 82
 Simili a lampade il cui olio è consumato,
 questi occhi s’offuscano, già spenti.
 Schiacciate dal fardello del dolore,
 le deboli spalle, le braccia smidollate,
 assomigliano a una vite inaridita,
 coi tralci secchi penzolanti verso terra.
 Eppure a questi piedi, paralitico sostegno
 incapace di reggere questo mucchietto di creta,
 mette ali il desiderio di una tomba,
 perché sanno che non ho altro conforto.
 Ma dimmi, carceriere, verrà mio nipote?

PRIMO CARCERIERE

 Riccardo Plantageneto verrà, mio signore:
 lo abbiamo mandato a chiamare al Temple,
 nelle sue stanze, e ci fu confermata la sua venuta.

MORT IMER

 Tanto mi basta. La mia anima avrà soddisfazione.
 Povero gentiluomo! I suoi torti sono pari ai miei.
 Da quando salì al trono Enrico Monmouth, 83
 prima della cui gloria ero un grande guerriero,
 io subisco quest’orribile sequestro.
 E da allora Riccardo è messo in ombra,
 depredato degli onori e dell’eredità.
 Ma ora, il giudice conciliatore degli afflitti,
 la giusta Morte, arbitro imparziale
 d’ogni miseria umana, mi affranca da questo luogo
 con un gradito congedo. Vorrei che anche i suoi guai
 fossero in procinto di scomparire,
 così che egli possa recuperare ciò che fu perso.
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