Page 22 - Nietzsche - Su verità e menzogna
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nella loro essenza. In esse ci è realmente noto soltanto quel che noi vi aggiungiamo: il tempo, lo
     spazio,  ossia  rapporti  di  successione  e  numeri.  Ma  l’intero  elemento  miracoloso,  quel  che
     appunto ammiriamo nelle leggi della natura, quel che richiede la nostra spiegazione e potrebbe

     condurci a diffidare dell’idealismo, consiste appunto unicamente nel rigore matematico e nel
     carattere  imperituro  delle  rappresentazioni  spazio-temporali.  Produciamo  in  noi  queste
     rappresentazioni, traendole da noi stessi, con la stessa necessità con la quale il ragno tesse la
     sua tela. Essendo obbligati a concepire tutte le cose esclusivamente sotto tali forme, non c’è poi

     da  stupirsi  se,  in  tutte  le  cose,  quel  che  propriamente  comprendiamo  sono  appunto  soltanto
     queste forme: tutto deve infatti portare in sé le leggi del numero, ed il numero è appunto quel che
     di più stupefacente vi è nelle cose. Ogni conformità a leggi che s’impone alla nostra evidenza
     osservando le orbite stellari ed i processi chimici, coincide in fondo con quelle proprietà che

     noi stessi accostiamo alle cose, così da imporre, attraverso quelle, noi stessi. Da ciò emerge
     tuttavia che l’artistica formazione di metafore con cui inizia in noi ogni sensazione presuppone
     già quelle forme, dunque viene compiuta in esse. Soltanto il saldo persistere di queste forme
     originarie  spiega  la  possibilità  che,  dalle  metafore  stesse,  venga  in  seguito  ricostituito  un

     edificio di concetti. Esso è infatti un’imitazione dei rapporti temporali, spaziali e numerici sul
     terreno delle metafore.
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