Page 383 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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                   che era Natale fu quello del 1893. Quando la madre gli
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                   chiese se desiderava un albero piccolo o grande rispose:               fatica,  specialmente  in  certe  giornate» .  Nel  disperato
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                   «Ma uno grosso, naturalmente» . Lo piazzarono su una                   la madre lo porta comunque tre volte la settimana a fare
                   poltrona  davanti  all’albero  mentre  loro  due,  Franziska           i bagni, che gli erano sempre piaciuti. Ma venne il tem-
                   ed Elisabeth, si affaccendavano per addobbarlo con sot-                po in cui anche i bagni in luoghi pubblici non furono
                   tofondo  di  una  musica  di  carillon.  Esclamò  più  volte:          più  possibili.  Si  metteva  a  gridare  pure  lì  e  dovettero
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                   «Questa è la cosa più bella di tutta la casa» . A Fran-                smettere. I bagni li faceva a casa: «Ora gli facciamo due
                   ziska sembrò un successo strepitoso: «Eravamo raggian-                 o tre bagni caldi la settimana, nella vasca, e gli altri gior-
                                                                                                              82
                   ti per questo inatteso effetto sul nostro “angelo”, come               ni una insaponatura» . Deve essere lavato, pulito, vesti-
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                   lo  chiama  sempre  Lieschen» .  Qualche  mese  prima                  to, spogliato, imboccato, ha sempre un grande appetito
                   infatti  quando  l’aveva  portato  da  Binswanger  per  una            ed è ancora ghiotto di dolci, ma non è mai lui a chiedere
                   visita  di  controllo  aveva  fatto  scena  muta  e  non  c’era        di mangiare. Di giorno passa da una sedia all’altra, dalla
                   stato verso di smuoverlo. Ormai parlava pochissimo, per                poltrona al sofà, avvolto in una veste di flanella bianca
                   lo più ripetendo ossessivamente alcune frasi, fra cui in               pieghettata, molto ampia così è più facile vestirlo e spo-
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                   particolare  «Più  luce»  e  «Praticamente  morto» .  Co-              gliarlo, lo sguardo fisso, immobile. Il suo passatempo è
                   minciava a non riconoscere più nemmeno la madre. Se                    giocare con cinque portamonete che contengono ogget-
                   ne  resero  conto  una  volta  che  le  rivolse  l’inquietante         tini di ogni genere e qualche spicciolo. L’unica iniziativa
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                   domanda: «Ti chiami forse Franziska?» .                                che prende, a volte, è sfogliare un libricino con dei canti
                      Di passeggiate non se ne parlava quasi più. Franziska               di  guerra.  Anche  la  musica  lo  scuote  un  poco  dal  suo
                   faceva  dei  tentativi  di  fargli  fare  almeno  il  giro  della      torpore. Forse l’ultima iniziativa che prese in vita sua –
                   casa, ma appena voltato l’angolo lui diventava inquieto                ma il fatto era accaduto parecchio prima, quando cam-
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                   e chiedeva «Dov’è la nostra casa?» . Allora la madre lo                minava  ancora  –  fu  filarsela  una  sera  al  tramonto:  lo
                   riportava  nell’androne,  lo  faceva  riposare  un  poco  su           cercarono affannosamente per un bel po’ e alla fine lo
                   una sedia e poi, con infinita pazienza, ripeteva il piccolo            trovarono un paio di case più in là assorto nell’ascolto di
                   giro. Adesso si rifiutava anche di andar fuori in sedia a              quattro operai che suonavano per un collega che com-
                   rotelle e si metteva a urlare come un ossesso. La madre                piva gli anni.
                   prese l’abitudine di fargli fare questi giri in sedia a ro-              La monotonia della giornata è rotta qualche volta da
                   telle  sulla  veranda.  Ma  anche  la  veranda  a  un  certo           un pittore di Berlino, Kurt Stoiving, che viene a ritrarlo,
                   punto non andò più bene perché lui si metteva a gridare                perché  Elisabeth  ha  cominciato  la  sua  campagna  per
                   lo stesso e dovevano rientrare. Le passeggiate si ridusse-             montare il più possibile il mito del fratello. Ma la situa-
                   ro a dei giri di un quarto d’ora al braccio della madre                zione  degrada  sempre  più.  La  notte  parla  incessante-
                   nella sala dell’Archivio. Erano i cosiddetti “grandi giri”,            mente a voce alta ed è assalito da un tremore psicomo-
                   come li chiamava scherzosamente Franziska per farsi un                 torio  per  cui  si  strofina  freneticamente  con  la  mano
                   po’ di coraggio. Ma aveva la morte nel cuore. Il 31 di-                destra il petto, all’altezza del cuore, e la cosa va avanti
                   cembre 1894 scrive a Overbeck: «Mentre prima l’albero                  per ore fino a uscirne in un lago di sudore ed esausto.
                   di Natale gli dava un pur tenue piacere, questa volta si               E grida, grida. Grida di notte e di giorno, urla terribili,
                   è addormentato. Anche la sua andatura tradisce molta                   animalesche, ma la cosa più orribile è che il volto rimane




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