Page 384 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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 che era Natale fu quello del 1893. Quando la madre gli
                   tentativo di tenerlo in qualche modo attaccato alla vita
 chiese se desiderava un albero piccolo o grande rispose:  fatica,  specialmente  in  certe  giornate» .  Nel  disperato
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 «Ma uno grosso, naturalmente» . Lo piazzarono su una  la madre lo porta comunque tre volte la settimana a fare
 poltrona  davanti  all’albero  mentre  loro  due,  Franziska  i bagni, che gli erano sempre piaciuti. Ma venne il tem-
 ed Elisabeth, si affaccendavano per addobbarlo con sot-  po in cui anche i bagni in luoghi pubblici non furono
 tofondo  di  una  musica  di  carillon.  Esclamò  più  volte:  più  possibili.  Si  metteva  a  gridare  pure  lì  e  dovettero
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 «Questa è la cosa più bella di tutta la casa» . A Fran-  smettere. I bagni li faceva a casa: «Ora gli facciamo due
 ziska sembrò un successo strepitoso: «Eravamo raggian-  o tre bagni caldi la settimana, nella vasca, e gli altri gior-
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 ti per questo inatteso effetto sul nostro “angelo”, come  ni una insaponatura» . Deve essere lavato, pulito, vesti-
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 lo  chiama  sempre  Lieschen» .  Qualche  mese  prima  to, spogliato, imboccato, ha sempre un grande appetito
 infatti  quando  l’aveva  portato  da  Binswanger  per  una  ed è ancora ghiotto di dolci, ma non è mai lui a chiedere
 visita  di  controllo  aveva  fatto  scena  muta  e  non  c’era  di mangiare. Di giorno passa da una sedia all’altra, dalla
 stato verso di smuoverlo. Ormai parlava pochissimo, per  poltrona al sofà, avvolto in una veste di flanella bianca
 lo più ripetendo ossessivamente alcune frasi, fra cui in  pieghettata, molto ampia così è più facile vestirlo e spo-
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 particolare  «Più  luce»  e  «Praticamente  morto» .  Co-  gliarlo, lo sguardo fisso, immobile. Il suo passatempo è
 minciava a non riconoscere più nemmeno la madre. Se  giocare con cinque portamonete che contengono ogget-
 ne  resero  conto  una  volta  che  le  rivolse  l’inquietante  tini di ogni genere e qualche spicciolo. L’unica iniziativa
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 domanda: «Ti chiami forse Franziska?» .  che prende, a volte, è sfogliare un libricino con dei canti
 Di passeggiate non se ne parlava quasi più. Franziska  di  guerra.  Anche  la  musica  lo  scuote  un  poco  dal  suo
 faceva  dei  tentativi  di  fargli  fare  almeno  il  giro  della  torpore. Forse l’ultima iniziativa che prese in vita sua –
 casa, ma appena voltato l’angolo lui diventava inquieto  ma il fatto era accaduto parecchio prima, quando cam-
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 e chiedeva «Dov’è la nostra casa?» . Allora la madre lo  minava  ancora  –  fu  filarsela  una  sera  al  tramonto:  lo
 riportava  nell’androne,  lo  faceva  riposare  un  poco  su  cercarono affannosamente per un bel po’ e alla fine lo
 una sedia e poi, con infinita pazienza, ripeteva il piccolo  trovarono un paio di case più in là assorto nell’ascolto di
 giro. Adesso si rifiutava anche di andar fuori in sedia a  quattro operai che suonavano per un collega che com-
 rotelle e si metteva a urlare come un ossesso. La madre  piva gli anni.
 prese l’abitudine di fargli fare questi giri in sedia a ro-  La monotonia della giornata è rotta qualche volta da
 telle  sulla  veranda.  Ma  anche  la  veranda  a  un  certo  un pittore di Berlino, Kurt Stoiving, che viene a ritrarlo,
 punto non andò più bene perché lui si metteva a gridare  perché  Elisabeth  ha  cominciato  la  sua  campagna  per
 lo stesso e dovevano rientrare. Le passeggiate si ridusse-  montare il più possibile il mito del fratello. Ma la situa-
 ro a dei giri di un quarto d’ora al braccio della madre  zione  degrada  sempre  più.  La  notte  parla  incessante-
 nella sala dell’Archivio. Erano i cosiddetti “grandi giri”,  mente a voce alta ed è assalito da un tremore psicomo-
 come li chiamava scherzosamente Franziska per farsi un  torio  per  cui  si  strofina  freneticamente  con  la  mano
 po’ di coraggio. Ma aveva la morte nel cuore. Il 31 di-  destra il petto, all’altezza del cuore, e la cosa va avanti
 cembre 1894 scrive a Overbeck: «Mentre prima l’albero  per ore fino a uscirne in un lago di sudore ed esausto.
 di Natale gli dava un pur tenue piacere, questa volta si  E grida, grida. Grida di notte e di giorno, urla terribili,
 è addormentato. Anche la sua andatura tradisce molta  animalesche, ma la cosa più orribile è che il volto rimane




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