Page 36 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Anche Deussen si era iscritto a teologia a Bonn e i
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che una parola umana non mi avrebbe mai raggiunto» .
due amici presero alloggio in appartamenti attigui, sulla homo: «Assurdamente presto, a sette anni, io sapevo già
Bonnergasse, presso un tintore dal quale consumavano E in una lettera alla sorella della primavera del 1886,
a prezzi contenuti anche il pasto del mezzogiorno. nell’imminenza delle nozze di lei: «Ero ridicolmente
Nietzsche continuava infatti a navigare in cattive acque: felice ogni volta che trovavo, o credevo di trovare, qual-
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nell’iscriversi all’università aveva presentato il certificato che cantuccio in comune con qualcuno» . Gli sarebbe
di povertà per ottenerne i benefici. piaciuto essere come gli altri, e ci provò a lungo, ma non
Aveva scelto teologia con scarsissima convinzione, gli riusciva. Questo sforzo di essere normale lo costrin-
per far contenta la madre che sognava per il figlio un geva a fingere in continuazione. Anche perché, per un
avvenire da pastore, come era stato il marito. Ma Nietz- misto di timidezza, di pudore, di sensibilità e di mancan-
sche più che la sua materia preferiva seguire le lezioni di za di coraggio, non era in grado di affrontare lo scontro
Friedrich Ritschl, “il grande vecchio” della filologia clas- diretto, schietto, a viso aperto, che eviterà sempre. La
sica tedesca dell’epoca. sua mitezza non è quindi spontanea, è espressione di
Con Deussen e alcuni ex alunni di Pforta si immatri- un’impotenza, è una maschera. Un Nietzsche amareggia-
cola in un’associazione goliardica, la Franconia. I goliar- to e deluso lo confesserà a se stesso, nel 1885, a qua-
di della Franconia come delle altre associazioni studen- rant’anni, nei suoi taccuini: «Inter pares, parole che ine-
tesche, per tirarsela da “duri” si davano a grandi bevute briano, tanta è la felicità e l’infelicità che racchiudono
di birra, si battevano a duello e andavano a puttane, non per colui che è stato solo per tutta la vita, che non ha
a Bonn, dove avrebbero potuto essere riconosciuti, ma incontrato nessuno che gli appartenesse, sebbene cercas-
nella vicina Colonia, grande città meglio attrezzata alla se per tutta la vita; che nei rapporti con gli altri ha
bisogna. All’inizio Nietzsche prova ad adeguarsi, almeno dovuto sempre mostrare una maschera benevola e sere-
in parte: non perde una riunione, una bicchierata, anche na; che ha dovuto sempre cercare, e spesso vi è riuscito,
se cerca di bere il meno possibile, collabora al giornale di farsi simile agli altri, e che conosce per lunga esperien-
satirico dell’associazione, compone burle musical-poeti- za quel far buon viso a cattiva sorte che si chiama affa-
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che. Ma si sente estraneo. È troppo superiore, per sen- bilità» . Di qui anche quell’affettazione, quella forzatu-
sibilità e intelligenza, ai compagni, ma non ha il carattere ra, quell’eccesso che molti notano nella sua cortesia e
per imporsi. Così è costretto a tenere un basso profilo una sostanziale ipocrisia nei rapporti umani. Quello che
che mortifica il suo io e lo mette terribilmente a disagio. non ha la forza di dire in faccia Nietzsche lo dirà, se non
Dirà qualche anno più tardi: «La mia natura non trovava alle spalle, per questo forse ci vuole già troppo coraggio,
fra quei camerati alcuna soddisfazione. Io stesso ero sulla carta. Le sue opere, soprattutto negli ultimi anni,
troppo schivo e ritirato in me stesso e non avevo la forza sono zeppe di malignità su quasi tutti coloro cui è stato
di assumere un ruolo in mezzo a quel tipo di vita. Tutto legato. E ciò spiega anche la dissonanza stridentissima,
mi era imposto e io non riuscivo a dominare l’ambiente che colpiva tutti coloro che lo conoscevano personal-
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nel quale mi trovavo» . Ma Nietzsche non si sentì estra- mente, fra l’uomo Nietzsche, accomodante, accondi-
neo solo alla Franconia, dove è comprensibile che certe scendente, arrendevole, bonario, mite e lo scrittore tre-
manifestazioni lo urtassero, si sentì estraneo sempre, mendamente aggressivo. Scaricava sulla pagina, con l’in-
tutta la vita, e in qualsiasi ambiente. Scriverà in Ecce telletto, quella violenza repressa che non riusciva a espri-
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