Page 218 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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Lou  era  ancora  intenzionata  a  mantenere  in  piedi  il
                   la baciò due volte «e cominciò a dire qualcosa che non
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                   giunse a essere pronunciato» . Lou lasciò fare. Ma ogni                progetto  della  Trinità,  nonostante  la  saggia  Malwida
                   volta che lui tentava un approccio sentimentale, cercan-               l’avesse ammonita che non stava né in cielo né in terra.
                   do di trasformare l’amicizia in qualcos’altro, lei lo stop-            Le aveva scritto: «Lei non può abitare da sola con i due
                   pava inesorabilmente. Ci provò quattro o cinque volte e                giovani... È una totale assurdità dal punto di vista pra-
                   furono i soli momenti di malumore e di incomprensione                  tico,  ritenuta  possibile  in  un  naturalissimo  entusiasmo
                   fra i due.                                                             momentaneo... Per quanto convinta io sia della sua neu-
                      Sappiamo  tutte  queste  cose  perché  Lou  mandava  a              tralità,  l’esperienza  di  una  lunga  vita  e  la  conoscenza
                   Rée dei resoconti dettagliatissimi che non tralasciavano               della natura umana mi dicono che inevitabilmente, nel
                   alcun particolare, soprattutto quelli che potevano farlo               migliore dei casi, un cuore ne avrà terribilmente a sof-
                   impazzire di gelosia. Era stato lo stesso Rée a chieder-               frire  e  nel  peggiore  un  vincolo  d’amicizia  ne  verrà  di-
                                                                                                  58
                   glielo,  sottolineando  che  voleva  sapere  innanzitutto              strutto» .  Malwida  aveva  previsto  tutto,  anche  chi  sa-
                   come si comportava Nietzsche e se c’erano cambiamenti                  rebbe stato il primo a lasciarci le penne: «Per Nietzsche
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                   nella  sua  «condotta  fisica» .  Però  in  quelle  settimane          sarebbe un’altra impresa fallita... Povero Nietzsche!» .
                   più che di Nietzsche, che continuava a ritenere inoffen-                 Partita finalmente Lou, Elisabeth si rifiutò di tornare
                   sivo, si preoccupava di Heinrich von Stein cui, in quel                a Naumburg col fratello dicendogli beffardamente che
                   momento, andavano le preferenze di Lou anche perché                    adesso aveva capito in che cosa consisteva la sua filoso-
                   il giovane faceva resistenza.                                          fia.  Nel  frattempo  aveva  provveduto  ad  avvertire  la
                      Intanto, a Tautenburg, Elisabeth era stata completa-                madre, informandola, a modo suo, di tutta la vicenda.
                   mente  emarginata,  trattata  come  una  vecchia  ciabatta.            Così  quando  Nietzsche  tornò  a  casa  trovò  Franziska
                   Ed era fuori di sé: non solo vedeva il fratello cadere ogni            molto agitata. Riferì al figlio che Elisabeth era talmente
                   giorno di più nelle mani dell’odiata rivale, «la terribile             infuriata che non avrebbe più messo piede a Naumburg
                   russa»  come  la  chiamava,  ma  doveva  prestarsi  anche              finché ci fosse stato lui. Gli disse anche: «Io continuo a
                   come copertura alla tresca di quei due svergognati.                    chiedermi perché mio figlio corre così poco dignitosa-
                      Venne  il  giorno  della  partenza.  Nietzsche  fece  un            mente appresso alla ragazza che lo tratta in modo così
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                   ultimo tentativo chiedendo a Lou, per lettera, un incon-               sprezzante» .  La  povera  donna,  educata  in  tutt’altra
                   tro  privatissimo.  Lei,  capendo  benissimo  dove  voleva             maniera, non era in grado di comprendere queste storie
                   andare  a  parare,  glielo  negò.  Rimaneva  invece  sempre            di ménage à trois e di convivenze senza sesso, e sarà stata
                   valido il progetto di passare un anno di studi tutti e tre             anche  poco  intelligente,  come  scrissero  crudamente  i
                   insieme, nella stessa casa, in una grande capitale euro-               medici  del  manicomio  di  Jena,  quando  Nietzsche,  nel
                   pea, che però non era più Vienna. Lou aveva cambiato                   1890,  vi  fu  ricoverato,  e  come  sembrano  considerarla
                   più volte la destinazione, prima Monaco, poi Vienna e                  tutti  i  biografi,  però  da  lontano  aveva  capito  qualcosa
                   adesso, a suo insindacabile giudizio, Parigi.                          della Salomé molto meglio del figlio che le stava appres-
                      Lou partì per Stibbe. E Nietzsche, che in tutto quel                so: «Il suo principale talento consiste nello spremere per
                   tempo non aveva mandato un solo rigo a Rée, si affrettò                sé l’intelligenza altrui e spacciarla poi per moneta pro-
                   a  inviargli  una  lettera  in  cui  parlava  della  «NOSTRA           pria ed è per questo che passa dall’uno all’altro nei suoi
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                   LOU» scritto in caratteri cubitali .                                   rapporti con gli uomini» . Quando, in un momento di


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