Page 220 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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esasperazione, si lasciò scappare che il figlio era diven-
cominciò a denigrare Rée di fronte a Lou per sminuirlo
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tato «un’onta per la tomba di suo padre» , Nietzsche si Inoltre fece un altro, e definitivo, errore psicologico:
fece preparare le valigie e partì per Lipsia dove i tre ai suoi occhi, una manovra che, con le donne, ha il solo
sfaccendati avevano convenuto di trovarsi all’inizio del- risultato di rendere ancora più interessante l’oggetto
l’autunno prima di partire per Parigi. delle maldicenze mentre il denigratore si attira solo il
Da Lipsia, dove si era sistemato in una modestissima loro disprezzo. Nelle Memorie la Salomé ricorda «lo
camera mobiliata, scrisse alcune lettere a Lou che lei stupore che Nietzsche fosse seriamente convinto dell’ef-
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mostrava regolarmente a Rée. I due, ormai scatenati, ficacia di questa tattica» .
ridevano dell’amico, per la sua ampollosità, per il suo Agli inizi di novembre Lou e Rée partirono per Ber-
comico modo di porgersi, per le sue idee fumose. Li lino, per incontrare la madre di lui, anch’essa piuttosto
divertiva particolarmente l’idea dell’“eterno ritorno” perplessa su quanto stava avvenendo. Si sarebbero poi
che con tanta solennità e circospezione Nietzsche aveva trasferiti a Parigi dove Nietzsche li avrebbe raggiunti.
rivelato a Lou. La ritenevano una fantasticheria senza Questo, almeno, era ciò che aveva capito Nietzsche dai
senso. Solo molti anni dopo, a Nietzsche ormai famosis- loro discorsi che, a proposito della Trinità, si facevano
simo, la Salomé definirà l’ora di quella rivelazione «in- sempre più fumosi e vaghi. E si mise subito a contattare
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dimenticabile» . la sua vecchia amica Louise Ott perché lo aiutasse a
Intanto Nietzsche, che si era subito riconciliato con la trovare un alloggio. Forse Louise, che era molto più
madre chiedendole di mandargli urgentemente un frac, bella di Lou, che era infinitamente più dolce e compren-
cercava di far pace anche con la sorella e le mandò una siva, che in lui non vedeva solo un cervello da spremere
lettera conciliante alla quale lei non rispose. Quando ma un uomo da amare, con le sue grandi sofferenze e
però, rimuginandoci sopra, si rese conto che Elisabeth si quella goffaggine che a lei faceva tenerezza, sarebbe sta-
era messa pesantemente di traverso alla sua storia ta ancora disposta a seguirlo, anche se erano trascorsi sei
d’amore e aveva rischiato di farla fallire, anzi c’era forse anni dal loro unico e ultimo incontro e molta acqua era
riuscita, disse a Overbeck: «Purtroppo mia sorella è passata sotto i ponti. Ma lui le scrisse una letterina bu-
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diventata una nemica mortale di Lou» e a lei scrisse rocratica e perse anche l’ultima occasione.
una lettera durissima: «Le anime di questa specie, come A metà novembre anche Nietzsche lasciò Lipsia per
la Tua, povera sorella mia, non mi piacciono e meno andare a Basilea, dagli Overbeck. Era molto depresso.
ancora mi piacciono quando oltretutto si gonfiano di Disse che con Lou era tutto finito, anche se riponeva
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moralismo: conosco la vostra meschinità» . Ma la lette- ancora qualche speranza in certe lettere di cui attendeva
ra restò nel cassetto. ansiosamente l’arrivo. Ma aspettò invano. Allora da
Lou e Rée arrivarono a Lipsia alla fine di settembre. Rapallo, dove si era trasferito, cominciò a tempestare
Nella città si era raccolta una bella brigata: c’erano Lou e Rée perché gli facessero sapere almeno qualcosa
Stein, il fratello di Rée, Georg, Romundt, Gast. I due, di definitivo. Ricevette solo una lettera di Rée, falsa fino
Lou e Rée, durarono qualche fatica a difendersi dall’in- al midollo, cui rispose in termini affettuosi e malinconi-
vadenza di Nietzsche che la Salomé, nelle sue Memorie, camente rassegnati, e una di Lou, fredda e sfuggente.
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definirà «molesta» . Non aveva capito di essere ormai Quando seppe che i due vivevano insieme a Berlino,
un terzo incomodo e non voleva arrendersi all’evidenza. senza madre fra i piedi, capì finalmente che era stato
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