Page 178 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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pensò bene di ammalarsi subito anche lui. Scrive Köse-
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                   litz a Cäcilie: «Sono stufo di ascoltare i malati lamentarsi           musicale aveva potuto scambiarlo per un mezzo genio,
                   tutto il giorno... Se un giorno o l’altro perdo la pazienza            si conto dei limiti intellettuali dell’amico. In anni succes-
                   con  questa  vita  da  cani,  me  ne  andrò  da  Venezia...  e         sivi lo avrebbe definito «un babbeo», «un inetto», «un
                   lascerò  che  i  malati  si  prendano  cura  dei  malati  così         ciocco». A lui, che avrebbe bramato avere intorno una
                   come  si  crede  che  i  morti  seppelliscano  i  morti.  Tra          schiera di “spiriti eletti”, era capitato in sorte un unico
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                   poco mi ammalerò anch’io...» . Pochi giorni dopo scri-                 discepolo,  per  di  più  non  particolarmente  intelligente
                   ve: «Qui piove quasi incessantemente. Come stia Nietz-                 anche se tanto prezioso.
                   sche, che è sensibile a ogni nuvola che appare in cielo,                 Erano ben altre le fonti cui avrebbe voluto abbeverar-
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                   puoi immaginartelo» . A settembre del 1880 riassume-                   si. Spesso gli torna, tormentoso, il pensiero dei Wagner,
                   va la sua esperienza con Nietzsche a Riva e a Venezia:                 Richard  e  Cosima.  A  gennaio  aveva  scritto  a  Malwida
                   «Non puoi immaginare che cosa io abbia sopportato...                   von Meysenbug: «Ha buone notizie dai Wagner? Sono
                   quante notti abbia giaciuto tentando invano di dormire,                tre  anni  che  non  so  più  nulla  di  loro;  anche  quelli  mi
                   e  spesso  pensando  a  ciò  che  era  avvenuto  durante  il           hanno abbandonato, e io sapevo da parecchio che Wa-
                   giorno, e vedendo che nulla avevo fatto per me e tutto                 gner, dal momento che avesse notato la divergenza fra le
                   per gli altri, mi prendeva una tale rabbia che mi contor-              mie e le sue tendenze, non sarebbe più stato dalla mia
                   cevo e invocavo la morte e la dannazione su Nietzsche...               parte... Io penso a lui con immutabile gratitudine, giac-
                   Poi, quando alle quattro o alle cinque del mattino ero                 ché gli debbo alcuni dei più vigorosi impulsi verso l’in-
                   riuscito  finalmente  a  prender  sonno,  alle  nove  o  alle          dipendenza spirituale. La signora Wagner, Lei lo sa, è la
                   dieci Nietzsche veniva spesso a chiedermi se volevo suo-               persona  più  simpatica  che  abbia  mai  incontrato  nella
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                   nare  Chopin  per  lui» .  Fu  quindi  con  un  sospiro  di            mia vita. Ma io sono completamente inadatto per qual-
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                   sollievo che il 29 giugno Köselitz vide l’amico prendere               siasi  relazione  e  ancor  meno  per  riallacciarne» .
                   il treno per Marienbad.                                                Malwida si stupì: di Cosima si potevano dire molte cose
                      Tuttavia il periodo di Riva e di Venezia fu tutt’altro              tranne  che  fosse  simpatica.  Quasi  nello  stesso  periodo
                   che  infruttuoso,  almeno  per  Nietzsche.  Qui  scrisse  e            Wagner  aveva  scritto  a  Overbeck:  «Che  io  mi  decida
                   dettò a Köselitz una parte consistente degli aforismi che              così  tardi  a  risponderLe  è  dovuto,  lo  confesso  aperta-
                   avrebbero  fatto  parte  di  Aurora,  inoltre  in  questi  mesi        mente, al ricordo di Nietzsche. Come sarebbe possibile
                   lesse,  con  l’aiuto  dell’amico,  Spencer,  Baumann,  Mor-            dimenticare  questo  amico  che  si  è  separato  con  tanta
                   tensen, cioè filosofia, e poi Stifter (L’estate di San Mar-            violenza da me. Sebbene avessi già il presentimento che
                   tino,  che  gli  aveva  consigliato  Rée),  Stendahl,  Balzac,         Nietzsche, pur nel suo accordo con me, era dominato da
                   George Sand, De Musset, le lettere di Berlioz.                         uno spasimo che riguardava la vita dello spirito... Tutta-
                      A  Venezia  Nietzsche  era  stato  relativamente  bene,             via devo anche accorgermi che non è possibile venire a
                   almeno rispetto ai mesi precedenti. Ma con l’arrivo del-               capo  di  un  processo  psichico  così  violento...  e  non  mi
                   l’estate  aveva  cominciato  a  soffrire  il  caldo  e  l’umido        resta altro da fare che tacere costernato. Ma mi turba il
                   della città lagunare, ma soprattutto non sopportava più,               fatto di essere così completamente escluso dal partecipa-
                   a sua volta, il pur tanto utile amico Köselitz che, a suo              re  alla  vita  e  alle  traversie  di  Nietzsche.  Sarebbe  indi-
                   dire,  era  un  uomo  troppo  grossolano.  Se  sul  piano              screto da parte mia se la pregassi con tutto il cuore di




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