Page 174 - Nietzsche - L'apolide dell'esistenza
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sore  precocemente  pensionato,  ancora  molto  giovane,
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                   affetto da una misteriosa malattia, semicieco, nevrotico,              ma, come tutti i nevrotici, tendeva a drammatizzarli e a
                   senza recapiti precisi, che scriveva libri che nessuno leg-            fermarono  tre  giorni,  furono  uno  stress  per  Nietzsche
                   geva.                                                                  che passò quasi tutto il tempo a letto. La vista continua-
                      Dimessosi  con  la  lettera  a  Carl  Burckhardt-Burck-             va a deteriorarsi, riteneva di averne perso i nove decimi
                   hardt,  Nietzsche  restò  un  solo  giorno  a  Basilea.  Alla          ed era sicuro che sarebbe diventato completamente cie-
                   sorella, che lo aveva raggiunto e lo aiutava a ordinare i              co. Eppure a Saint-Moritz, in quelle condizioni, conclu-
                   manoscritti e alcuni lavori preparatori, disse disperato:              se  Il  viandante  e  la  sua  ombra  che,  trascritto  in  bella
                   «Cosa ci devo fare con questi quaderni: ben presto sarò                copia da Köselitz, completerà la seconda parte di Uma-
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                   cieco o morto» . Voleva addirittura bruciarli, ma ci ri-               no, troppo umano.
                   pensò.  Il  mattino  dopo  partì  per  la  località  termale  di         Nietzsche sta talmente male che a settembre Köselitz
                   Wiesen, vicino a Davos, nei Grigioni, lasciando alla so-               apprende, a Venezia, che è moribondo e poco dopo un
                   rella il compito di sbaraccare la casa e a Overbeck quel-              giornale  berlinese  diffonde  la  notizia  della  sua  morte.
                   lo di amministrare la sua pensione e quella parte del suo              Sono falsi allarmi, voci, che hanno però un sostrato di
                   patrimonio, assai modesta, che non rientrava nel lascito               realtà: il giorno di Natale, che passa a Naumburg, con la
                   ereditario, altrettanto modesto, del padre, che era invece             madre, ha un lungo svenimento e pochi giorni dopo è
                   affidato all’oculato banchiere Kurbitz di Naumburg. Da                 colto da una semiparalisi «che mi rende difficile parla-
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                   tempo Nietzsche, con la scusa che ci vedeva poco, aveva                re» . Crede di poter morire da un momento all’altro. Sta
                   accollato al compiacente Overbeck la cura di quasi tutte               infatti per entrare nel trentaseiesimo anno d’età, su cui
                   le sue incombenze finanziarie.                                         aleggia  lo  spettro  della  morte  di  suo  padre.  Scrive
                      A Wiesen fu vittima di un mostruoso attacco durato                  l’“ultima lettera” ad alcuni amici. Ma non muore. Anzi,
                   settanta ore e poiché nemmeno nei giorni successivi le                 il suo aspetto fisico è ottimo e a Saint-Moritz ha fatto
                   cose migliorarono si spostò, dopo tre settimane, a Saint-              passeggiate di oltre dieci ore senza accusare alcuna fati-
                   Moritz.  Anche  questo  breve  viaggio  gli  costò  alcuni             ca. La madre gli legge Gogol’, Lermontov, Poe, Twain.
                   giorni di letto, ma Saint-Moritz gli piacque moltissimo:               A metà gennaio arriva Paul Rée, che si ferma una setti-
                   «Ora ho preso possesso dell’Engadina e sono come nel                   mana a Naumburg. Non si vedevano dai tempi di Sor-
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                   MIO elemento, è veramente miracoloso!» . Gli pareva                    rento. Anche Rée è malato di nervi, come Nietzsche, pur
                   che  nell’aria  di  Saint-Moritz,  cui  si  sentiva  “affine”,  i      se  in  forma  molto  più  blanda.  Ma  i  disturbi  sono  gli
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                   suoi dolori fossero più sopportabili. Ma l’euforia durò                stessi: emicrania e offuscamento della vista . Nietzsche
                   poco, gli attacchi ripresero impietosi e scrisse una lettera           progetta  di  trasferirsi,  con  Rée  o  con  qualcun  altro  o
                   così disperata a Overbeck («Quel che ti chiedo è davve-                anche  da  solo,  in  Sicilia,  in  Sardegna,  in  Tunisia,  in
                   ro  una parola  rincuorante, per lettera,  di tanto  in  tan-          Algeria e persino in Messico. Va invece a Riva del Gar-
                   to!... A volte penso che il prossimo inverno sarà l’ulti-              da. Rée, che nel frattempo è ripartito per la tenuta pa-
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                   mo...» ), che l’amico e la moglie, nonostante detestasse-              terna  di  Stibbe,  invia,  all’insaputa  di  Nietzsche,  250
                   ro cordialmente Saint-Moritz, lo andarono a trovare per                franchi a Köselitz perché raggiunga Riva, faccia compa-
                   fargli un po’ di coraggio e capire come stavano realmen-               gnia al malato e lo aiuti. Köselitz ci restò malissimo. Era
                   te le cose. Perché Nietzsche i disturbi li aveva sul serio,            figlio di un piccolissimo imprenditore andato in malora




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