Page 98 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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concetto  di  «essere»...  All'inizio  sta  la  grande  sciagura  dell'errore  per  cui  la  volontà  è

      qualcosa che agisce, - per cui la volontà è una facoltà... Oggi noi sappiamo che è solo una
      parola... Solo molto più tardi, in un mondo mille volte più illuminato, i filosofi si accorsero
      con  sorpresa  della  sicurezza,  della  soggettiva  certezza  nell'adoperare  le  categorie  della
      ragione: essi conclusero che queste non potevano derivare dall'empiria, - anzi, che tutta quanta
      l'empiria era in contraddizione con esse. Da  dove  provenivano  dunque?  -  E  tanto  in  India
      quanto in Grecia si commise lo stesso errore: «già una volta abbiamo dimorato in un mondo
      superiore (- anziché in uno assai inferiore: il che sarebbe stata la verità!), dobbiamo essere

      stati divini, giacché abbiamo la ragione!»... In effetti, nulla ha sinora posseduto più ingenua
      forza persuasiva dell'errore dell'Essere, come per esempio fu formulato dagli Eleati: esso ha a
      suo  favore  ogni  parola,  ogni  frase  che  pronunciamo!  -  Anche  gli  avversari  degli  Eleati
      soggiacquero alla seduzione della loro idea di Essere: tra questi Democrito, quando inventò il
      suo atomo... La «ragione» nel linguaggio: oh, che vecchia donnaccia ingannatrice! Temo che
      non ci libereremo di Dio perché crediamo ancora alla grammatica...


      6.
         Mi si sarà grati se condenso una teoria così essenziale e nuova in quattro tesi: ne faciliterò
      in tal modo la comprensione e stimolerò le obiezioni.
         Prima proposizione. I motivi in base ai quali «questo» mondo è stato definito apparente ne
      fondano invece la realtà - un'altra specie di realtà è assolutamente indimostrabile.
         Seconda proposizione. I contrassegni che si son dati al «vero essere» delle cose sono i

      contrassegni  del  non  essere,  del  nulla  -  si  è  costruito  il  «mondo  vero»  dalla  sua
      contraddizione col mondo reale: mondo apparente, in effetti, in quanto è solamente un'illusione
      ottico-morale.
         Terza  proposizione.  Favoleggiare  di  un  mondo  «altro»  da  questo  non  ha  senso,
      presupponendo che non sia potente in noi l'istinto di diffamare, sminuire, render sospetta la

      vita:  nel  qual  caso  ci  vendichiamo  della  vita  con  la  fantasmagoria  di  una  vita  «altra»,
      «migliore».
         Quarta  proposizione.  Suddividere  il  mondo  in  «vero»  e  «apparente»,  sia  al  modo  del
      cristianesimo, sia al modo di Kant (in fondo, un cristiano scaltro) è soltanto una suggestione
      della décadence - un sintomo di una vita in declino... Che l'artista stimi più l'apparenza che la
      realtà non costituisce un'obiezione a questa tesi. In questo caso infatti l'apparenza significa
      ancora  una  volta  realtà,  ma  selezionata,  rafforzata,  corretta...  L'artista  tragico  non  è
      pessimista - dice appunto sì a ogni cosa problematica e anche terribile, è dionisiaco...
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