Page 100 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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Morale come contronatura






      1.

         Tutte le passioni hanno un tempo in cui sono soltanto funeste, e con il peso della stupidità
      trascinano in basso la loro vittima - e un tempo più tardo, assai più tardo, in cui si sposano
      con lo spirito, si «spiritualizzano». Una volta, a causa della stupidità insita nella passione, si
      faceva guerra alla passione stessa: si congiurava per annientarla - tutti i vecchi mostri della
      morale sono unanimi sul fatto che «il faut tuer les passions». La formula più famosa di questo

      è nel Nuovo Testamento, in quel Discorso della Montagna in cui, detto tra parentesi, le cose
      non vengono affatto considerate dall'alto. Ad esempio vi si dice, riferendosi alla sessualità,
      «se il tuo occhio ti molesta, strappalo»: fortunatamente nessun cristiano agisce secondo questo
      precetto. Annientare le passioni e i desideri unicamente per prevenire la loro stupidità e le
      spiacevoli conseguenze della loro stupidità, oggi ci appare soltanto come una forma acuta di
      stupidità. Non ammiriamo più i dentisti che strappano i denti affinché non dolgano più... Si
      ammetta d'altra parte, con un po' d'equità, che sul terreno sul quale è cresciuto il cristianesimo
      non poteva affatto venir concepita l'idea di «spiritualizzazione della passione». Anzi, come è

      noto, la prima Chiesa combatté contro gli «intelligenti» a favore dei «poveri di spirito»: come
      ci  si  potrebbe  aspettare  da  essa  una  guerra  intelligente  contro  la  passione?  -  La  Chiesa
      combatte la passione mediante l'eliminazione in ogni senso: la sua pratica, la sua «cura» è la
      castrazione.  Essa  non  domanda  mai:  «come  si  spiritualizza,  si  abbellisce,  si  divinizza  un
      desiderio?» - in ogni tempo essa ha messo il vigore della disciplina nell'estirpazione (della

      sensualità, dell'orgoglio, della sete di dominio, della sete di possesso, della sete di vendetta).
      - Ma aggredire le passioni alla radice significa aggredire alla radice la vita: la prassi della
      Chiesa è nemica della vita...

      2.
         Lo stesso mezzo, la castrazione, l'estirpazione, viene istintivamente scelto, nella lotta contro
      un  desiderio,  da  coloro  che  sono  troppo  deboli  di  volontà,  troppo  degenerati  per  potersi

      imporre in esso una misura: da quelle nature che han bisogno della trappa, per dirla con una
      metafora (e senza metafora -), di una qualsiasi definitiva dichiarazione di ostilità, di un abisso
      tra sé e una passione. I mezzi radicali sono indispensabili solo ai degenerati; la debolezza
      della volontà, o, più precisamente, l'incapacità di non  reagire  a  uno  stimolo,  è  essa  stessa
      soltanto  un'altra  forma  di  degenerazione.  L'ostilità  radicale,  l'inimicizia  mortale  per  la
      sensualità resta un sintomo che fa pensare: autorizza a ipotesi sullo stato complessivo di un

      uomo  eccessivo  a  tal  punto.  -  Quell'inimicizia,  quell'odio  giungono  del  resto  al  culmine
      quando quelle nature non hanno più sufficiente fermezza neppure per la cura radicale, per il
      rifiuto del loro «diavolo». Si consideri tutta quanta la storia dei preti e dei filosofi, e anche
      degli artisti: le cose più velenose contro i sensi non sono state pronunciate dagli impotenti, e
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