Page 101 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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neppure dagli asceti, ma dagli asceti impossibili, da coloro che avrebbero avuto bisogno di
essere asceti...
3.
La spiritualizzazione della sensualità si chiama amore: essa è un grande trionfo sul
cristianesimo. Un altro trionfo è la nostra spiritualizzazione dell' inimicizia. Essa consiste nel
comprendere profondamente il valore dell'avere nemici: insomma nell'agire e nel pensare
all'opposto di come si agiva e si pensava prima. La Chiesa ha voluto in ogni tempo
l'annientamento dei propri nemici: noi, noi immoralisti e anticristiani, vediamo nell'esistenza
della Chiesa un vantaggio per noi... Anche in campo politico l'inimicizia si è fatta oggi più
spirituale - molto più accorta, più riflessiva, più indulgente. Quasi ogni partito, per la propria
sopravvivenza, ha interesse a che il partito avversario non si indebolisca; lo stesso vale per la
grande politica. Soprattutto una creazione nuova, come per esempio il nuovo Reich, ha
bisogno più di nemici che di amici: solo nel contrasto si sente necessario, solo nel contrasto
diventa necessario... Non diversamente ci comportiamo con il «nemico interiore»: anche qui
abbiamo spiritualizzato l'inimicizia, anche qui abbiamo compreso il suo valore. Si è fertili
solo a patto di esser ricchi di contrasti; si resta giovani solo a condizione che l'anima non si
distenda, non desideri la pace... Nulla ci è divenuto più estraneo di quel che una volta ci
sembrava desiderabile, la «pace dell'anima», il desiderio cristiano; nulla invidiamo meno
della vacca della morale e della grassa felicità della buona coscienza. Si rinuncia alla grande
vita, se si rinuncia alla guerra... In molti casi, certo, la «pace dell'anima» è soltanto un
equivoco, - qualcosa d'altro, che solo non conosce un nome più onesto. Senza giri di parole e
pregiudizi, qualche caso. «Pace dell'anima» può essere ad esempio il dolce irradiarsi in
campo morale (o religioso) di una ricca animalità. O una incipiente stanchezza, la prima
ombra che la sera, ogni specie di sera, getta. Oppure un segno che l'aria è umida, che arrivano
venti del sud. O l'inconsapevole gratitudine per una buona digestione (detta talvolta
«filantropia»). Oppure l'acquietarsi del convalescente, che in tutto trova un sapore nuovo, e
che aspetta... O lo stato che segue a un forte appagamento della nostra passione dominante, il
benessere di una eccezionale sazietà. Oppure la debolezza senile della nostra volontà, delle
nostre brame, dei nostri vizi. O la pigrizia, che la vanità induce ad agghindarsi di attributi
morali. Oppure l'affacciarsi di una certezza, di una sia pur terribile certezza, dopo la lunga
tensione e il martirio dell'incertezza. Oppure l'espressione della maturità e della padronanza
nel fare, nel creare, nell'agire, nel volere, il respiro tranquillo, la raggiunta «libertà del
volere»... Crepuscolo degli idoli: chissà? forse anch'esso soltanto una specie di «pace
dell'anima»...
4.
- Formulo un principio. Ogni naturalismo nella morale, ossia ogni morale sana, è dominata
da un istinto della vita, - un certo precetto della vita è adempiuto con un determinato canone di
«devi» e «non devi», un certo ostacolo e una certa ostilità sulla via della vita viene in tal
modo tolto di mezzo. La morale contronatura, ossia quasi ogni morale che sino ad oggi sia
stata insegnata, venerata e predicata, si volge invece proprio contro gli istinti della vita, - è
una condanna ora nascosta, ora sfrontata e aperta, di quegli istinti. Dicendo «Dio guarda il