Page 106 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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chiamato Dio!


      4.
         Errore delle cause immaginarie. - Per partire dal sogno: a una determinata sensazione, che
      per esempio segue a un lontano colpo di cannone, viene successivamente attribuita una causa
      (spesso  un  intero  romanzetto,  con  il  sognatore  per  protagonista).  La  sensazione  intanto
      perdura,  in  una  specie  di  risonanza:  aspetta,  per  così  dire,  che  l'impulso  di  causalità  le
      permetta di venire in primo piano, - ormai non più come caso, bensì come «senso». Il colpo di

      cannone  si  presenta  in  maniera  causale,  in  una  apparente  inversione  di  tempo.  Quello  che
      viene  dopo,  la  motivazione,  viene  vissuto  per  primo,  spesso  con  cento  particolari  che
      trascorrono come in un baleno, il colpo segue... Che cosa è accaduto? Le rappresentazioni che
      un  determinato  sentire  ha  prodotto  vengono  erroneamente  intese  come  causa  di  esso.  -  In
      realtà facciamo lo stesso da svegli. La maggior parte dei nostri sentimenti comuni - ogni sorta
      di inibizione, di pressione, di tensione, di esplosione nell'alterno gioco degli organi, come

      pure, in particolare, lo stato del nervus sympathicus - stimolano il nostro impulso di causalità:
      vogliamo avere un motivo di sentirci in questo e in quel modo, - di sentirci male o di sentirci
      bene.  Non  ci  è  mai  sufficiente  constatare  puramente  e  semplicemente  il  fatto  di  sentirci  in
      questo  e  in  quel  modo:  noi  ammettiamo  questo  fatto  -  ne  diventiamo  consapevoli  -,  solo
      quando gli abbiamo dato una sorta di motivazione. - Il ricordo, che a nostra insaputa entra in
      azione in questi casi, fa emergere stati analoghi precedenti e le interpretazioni causali loro
      connesse - non la loro causalità. Certamente la credenza che le rappresentazioni, i processi

      della coscienza che le accompagnano, siano stati le cause, viene provocata anche dal ricordo.
      Nasce così un'abitudine a una determinata interpretazione delle cause, che in verità ostacola,
      e persino esclude, una ricerca della causa.

      5.

         Spiegazione psicologica di ciò. - Ricondurre qualcosa di non conosciuto a qualcosa di noto
      solleva, calma, soddisfa, dà inoltre un senso di potenza. Ciò che è ignoto equivale a pericolo,
      inquietudine, pena, - il primo istinto è quello di eliminare queste sgradevoli situazioni. Primo
      principio: meglio una spiegazione qualsiasi che nessuna spiegazione. Poiché in fondo si tratta
      solo  della  volontà  di  liberarsi  da  rappresentazioni  opprimenti,  non  si  guarda  troppo  per  il
      sottile circa i mezzi per liberarsene: la prima rappresentazione con la quale l'ignoto si esplica
      come noto, fa tanto bene che la si «tiene per vera». Prova del piacere («della forza») come
      criterio della verità. - L'impulso di causalità è dunque condizionato e stimolato dal sentimento

      di  paura.  Il  «perché»  deve  dare,  se  è  possibile,  non  tanto  la  causa  per  se  stessa  quanto
      piuttosto una specie di causa - una causa che tranquillizzi, liberi, rassereni. Che qualcosa di
      già noto, vissuto, inscritto nella memoria sia stabilito come causa è la prima conseguenza di
      questo  bisogno.  Il  nuovo,  il  non  vissuto,  l'estraneo,  viene  escluso  come  causa.  -  Non  solo
      dunque si ricerca come causa una specie di spiegazioni, ma una specie scelta e privilegiata di

      spiegazioni, quelle grazie alle quali è stato eliminato più rapidamente e più spesso il senso
      dell'estraneo, del nuovo, del non vissuto, - le spiegazioni più  abituali.  -  Conseguenza:  una
      specie  di  ordinamento  causale  prevale  sempre  più,  si  concentra  in  sistema  e  alla  fine  si
      presenta come predominante, vale a dire escludendo semplicemente altre cause e spiegazioni.
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