Page 109 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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I «miglioratori» dell'umanità
1.
Si sa quello che pretendo dal filosofo, il porsi al di là del bene e del male - l'avere sotto di
sé l'illusione del giudizio morale. Questa richiesta deriva da un'idea formulata per la prima
volta da me: che non esistono fatti morali. Il giudizio morale ha in comune con quello
religioso di credere a realtà che non sono tali. La morale è solo un'interpretazione di
determinati fenomeni, più precisamente una falsa interpretazione. Il giudizio morale attiene,
come quello religioso, a un livello di ignoranza nel quale manca ancora persino il concetto di
reale, la distinzione fra reale e immaginario: sicché, a tale livello, «verità» indica solo cose
che noi oggi chiamiamo «chimere». Il giudizio morale non va pertanto mai preso alla lettera:
come tale esso contiene sempre e soltanto un controsenso. Ma resta inestimabile come
semiotica: esso rivela, almeno al sapiente, le più preziose realtà di culture e di interiorità che
non sapevano abbastanza per «comprendere» se stesse. La morale è semplicemente un
discorso di segni, pura sintomatologia: bisogna già sapere di che si tratta, per trarre da essa un
vantaggio.
2.
Un primo esempio, e del tutto provvisorio. In ogni tempo si sono voluti «render migliori»
gli uomini: soprattutto questo portava il nome di morale. Ma sotto una stessa parola stan
nascoste le tendenze più diverse. Sia l'addomesticamento della bestia uomo, che
l'allevamento di una determinata specie di uomini sono stati chiamati «miglioramento»: solo
questi termini zoologici esprimono delle realtà - realtà, invero, di cui il «miglioratore» tipico,
il prete, nulla sa - nulla vuole sapere... Definire l'addomesticamento di un animale il suo
«miglioramento», ai nostri orecchi suona quasi come uno scherzo. Chi conosce quel che
succede nei serragli, dubita che proprio lì la bestia venga «migliorata». Essa viene indebolita,
resa meno nociva, attraverso il sentimento depressivo della paura, attraverso il dolore, le
ferite, la fame, essa diviene una bestia malaticcia. - Non diversamente stanno le cose con
l'uomo addomesticato, che il prete ha «reso migliore». Nei primo Medioevo, quando in effetti
la Chiesa era innanzitutto un serraglio, si dava ovunque la caccia ai più begli esemplari della
«bionda bestia» - si «miglioravano» ad esempio i nobili Germani. Ma come appariva poi un
tale Germano «migliorato», sedotto al chiostro? Come una caricatura d'uomo, come un aborto:
era diventato «peccatore», stava in una gabbia, lo si era rinserrato tra idee semplicemente
terribili... Ora se ne stava lì, malato, meschino, incattivito contro se stesso: pieno di odio
verso gli impulsi alla vita, pieno di sospetto per tutto quanto fosse ancora forte e felice.
Insomma, un «cristiano»... Per dirla in termini fisiologici: nella lotta con la bestia, renderla
malata può essere l'unico mezzo per indebolirla. La Chiesa lo ha capito: essa ha guastato
l'uomo, lo ha indebolito - ma ha preteso di averlo «reso migliore»...