Page 83 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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Lo schema delle proposizioni o tesi attraverso cui la storia della metafisica «platonica»
      si  identifica  con  la  storia  della  morale  «cristiana»,  la  dialettica  con  la  decadenza,
      rappresenta il punto d'arrivo della critica genealogica all'opposizione mondo vero- mondo
      apparente: la distinzione è fondata sulla negazione del divenire (principio eracliteo) e della
      «scienza»  dei  sensi,  della  testimonianza  dei  sensi  (Zeugniss  der  Sinne),  e  sulla
      ipostatizzazione dell'essere come identità, dell'unità, della sostanza, della cosalità, della
      durata.


        Prima  proposizione.  I  motivi  in  base  ai  quali  «questo»  mondo  è  stato  definito  apparente  ne  fondano  invece  la  realtà  -
      un'altra specie di realtà è assolutamente indimostrabile.
        Seconda proposizione. I contrassegni che si son dati al «vero essere» delle cose sono i contrassegni del non essere, del
      nulla - [...].
        Terza proposizione. Favoleggiare di un mondo «altro» da questo non ha senso [...].
        Quarta proposizione. Suddividere il mondo in «vero» e «apparente», sia al modo del cristianesimo, sia al modo di Kant (in
      fondo, un cristiano scaltro) è soltanto una suggestione della décadence - un sintomo di una vita in declino... 42

         La  genealogia  nietzscheana  dell'apparenza  è  l'origine  nichilistica  della  filosofia
                                                                                                         43
      dell'apparenza (Schein) di Heidegger e della filosofia del simulacro di Klossowski .
         Al concetto di apparenza si collega direttamente il concetto di errore e la concezione del
      pensiero come errore: in un certo senso la genealogia dell'apparenza fa un passo avanti -
      cioè  «indietro»  -  risalendo  ai  meccanismi  più  segreti  della  ragione,  ai  suoi  «scambi»
      (Verwechslungen), ai suoi «quattro grandi errori»:


         I.  Errore  dello  scambio  di  causa  e  effetto  (Irrthum  der  Verwechslung  von  Ursache  und
      Folge): lo «scambio» dell'effetto con la causa è tema classico (Feuerbach e Marx) della
      critica dell'idealismo, della trascendenza.
         II. Errore di una falsa causalità (Irrthum einer falschen Ursächlichkeit): la falsa causa è la
      volontà, dalla quale deriva l'idea della coscienza (spirito) come causa, e più tarai dell'io

      (idea moderna) del soggetto come causa.
         III.  Errore  delle  cause  immaginarie  (Irrthum  der  imaginären  Ursachen):  è  il  processo
      psicologico  attraverso  cui  l'ignoto  viene  ricondotto  al  noto,  l'inquietudine  spiegata.  Al
      concetto di causa immaginaria, alla psicologia dell'errore appartengono la religione e la
      morale.
         IV. Errore della volontà libera (Irrthum vom freien Willen): il concetto teologico di volontà
      libera, del «libero arbitrio» è riportato al «voler trovare la colpevolezza», al «voler punire

      e giudicare».

        Oggi che siamo entrati nel movimento inverso, e che soprattutto noi immoralisti cerchiamo con tutte le forze di spazzar via
      dal mondo il concetto di colpa e il concetto di punizione e di purificare da essi la psicologia, la storia, la natura, le istituzioni e le
      sanzioni sociali, non esiste ai nostri occhi opposizione più radicale di quella dei teologi, che con il loro concetto di «ordinamento
                                                                                                         44
      morale del mondo» continuano a contaminare l'innocenza del divenire per mezzo della «punizione» e della «colpa» .

         Nella legislazione immoralista il concetto di colpa e quello di pena sono stati già distrutti.
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