Page 85 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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«Hermeneutik und Literaturwissenschaften», in Studi tedeschi, XVII (1974), 3, pp. 79-139.
19
Sul concetto di volontà cfr. B. Quelquejeu, La volonté dans la philosophie de Hegel, Paris, 1972.
20
G. Colli, Dopo Nietzsche, Milano, 1979, pp. 87-88.
21
EH, p. 251 (KGA VI 3, p. 352).
22
NFl, KGA VII 3, p. 349; FP, OFN VII 3, p. 303.
23
NFl, KGA VII 3, pp. 353-354; FP, OFN VII 3, pp. 306-307.
24
NFl, KGA VII 3, p. 354; FP, OFN VII 3, p. 308.
25
NFl, KGA VII 3, p. 355; FP, OFN VII 3, p. 309.
26
NF2, KGA VIII 1, p. 252; NF3, KGA VIII 3, pp. 337-338.
27
NF3, KGA VIII 3, p. 345.
28
Cfr. Notizie e note di G. Colli e M. Montinari (Sulla composizione delle opere e degli scritti postumi del 1888), OFN VI
3, pp. 460-471.
29 NF1, KGA VII 3, p. 356; FP, OFN VII 3, p. 310
30 CI, p. 100 (KGA VI 3, p. 51).
31 G. Morel, Nietzsche, Paris, 1970, I, pp. 194-195.
32 Sulla scrittura dello Zarathustra cfr. F. Masini, Lo scriba del caos, cit. pp. 251- 292.
33 Nietzsche distingue lo stile di scrittura (Schreibstil) dallo stile di discorso (Sprecbstil): «L'arte dello scrivere esige
innanzitutto surrogati per le espressioni che solo chi parla possiede: ossia per gesti, accenti, toni, sguardi. Per questo lo stile della
scrittura è affatto diverso da quello della parola, e molto più difficile: - vuole, con meno, farsi capire come quello». UT, pp. 828
(KGA IV 3, p. 238).
34
CI, p. 167 (KGA VI 3, p. 154).
35
F. Masini, Lo scriba del caos, cit., p. 45.
36
CI, p. 107 (KGA VI 3, p. 62).
37
CI, p. 109 (KGA VI 3, p. 64).
38
CI, p. 110 (KGA VI 3, p. 65).
39
CI, p. 109 (KGA VI 3, p. 65).
40
F. Masini, Lo scriba del caos, cit., p. 41. Masini riprende una tesi di Colli sul rapporto fra Nietzsche e i presocratici, la
nascita della dialettica dall'enigma: «Così la dialettica prende origine dall'enigma: ma che cosa favorisce la nascita di quella?
La svolta è data da un mitigarsi dello sguardo sulla vita (...) Chi risponde all'enigma non si trova più in un pericolo mortale: la sua
risposta al problema non segna più il suo destino subito, definitivamente, senza scampo. Il problema è risolto con una tesi, con
un'interpretazione, e la risposta è momentaneamente assunta come valida. (...) La dialettica è un rito: alla fine il rispondente
soccombe, è destinato a soccombere, come una vittima. Nella dialettica viene meno soltanto il rischio mortale, nel senso fisico,
dell'enigma. Ma agonisticamente la distruzione è totale, dell'oggetto e del pensiero, ossia della tesi, e del rispondente stesso,
come lottatore del pensiero». G. Colli, Dopo Nietzsche, op. cit., pp. 48-49.
41
CI, p. 114 (KGA VI 3, p. 71).
42
CI, p. 115.
43
Su «apparenza» e «simulacro» in Heidegger e Klossowski cfr. M. Perniola, «Il problema dell'apparire dopo Nietzsche:
apparenza, fenomeno, simulacro», in AA. VV., Romanticismo Esistenzialismo Ontologia della libertà, a cura di G. Riconda,
G. Vattimo, V. Verra, Milano, 1979, pp. 200-212; sul concetto di Schein cfr. H. Kìnkler, «Wat ist Illusion?», in Studi Tedeschi,
XVIII (1975), I, pp. 117-175.
44
CI, p. 126 (KGA VI 3, p. 90).