Page 82 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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divinatore  d'enigmi,  il  "Dioniso  crocifisso",  nel  cui  sorriso  straziato  si  cela  l'ambigua

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      complicità,  la  tragica  solidarietà  di  decadenza  e  superamento  della  decadenza»   -
      Nietzsche  ripropone  l'antitesi  apollineo-dionisiaco,  e  una  gran  mole  di  frammenti  di
      un'estetica, di una fisiologia dell'arte, altro reperto autoptico o, all'estremo opposto, altro
      segno profetico, della non-nata Volontà di potenza.
         La  saggezza,  la  «filosofia»  è  il  corvo  che  appare  quando  esala  l'odore  della

      decomposizione; il socratismo e il platonismo - la nascita della filosofia - sono il sintomo
      della decadenza, la mediazione attraverso la quale si compie la dissoluzione della grecità,
      Socrate e Platone, gli antigreci, tipi della decadenza. Il problema della decadenza si può
      così esporre: «Vivere - vale a dire essere lungamente malati» (Fedone 118a). Decadente è il
      giudizio di valore (Werthurtheil) sulla vita; esso è soltanto «sintomo», «malattia», infatti «il
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      valore  della  vita  non  può  essere  stimato» .  Nietzsche  associa  qui  una  riflessione
      immoralista o extramorale a una riflessione metafisica o esistenziale: se da un lato infatti
      destituisce di senso il giudizio di valore sul vivere perché il soggetto del giudizio ne è al
      tempo  stesso  oggetto  in  quanto  vivente  oggetto  della  questione  (Streitobjekt),  dall'altro
      sembra ricadere in un concetto umanistico o soggettivistico di uomo, proprio cogliendo il
      vivente  come  oggetto  in  questione.  Va  anche  detto  che  lo  stesso  concetto  di  decadenza

      partecipa a una duplicità di senso, a una eterodossia del canone logico ed ermeneutico, la
      specularità di soggetto e oggetto: il soggetto è l 'oggetto della valutazione. È un risultato
      illusionistico o semplicemente prospettico. Indice della decadenza socratica, il «demone»
      (allucinazioni acustiche) nel suo significato dialettico rinvia all'ambiguità di un linguaggio
      trasvalutativo  che  produce  qui  le  immagini  doppie  del  demone  (Dämonium)  e  dell'idolo
      (Götze), dell'ascoltare (Hören) e dell' origliare (Aushorchen). L'una e l'altra sono immagini

      doppie e contrastanti: ascoltare il demone è  la  malattia,  la  decadenza;  origliare  gli  idoli
      (Götzen  aushorchen)  la  guarigione,  la  trasvalutazione.  Eppure  l'alterità  è  in  questione
      anche nel demone socratico.
         Decadenza  e  prospettivismo  sono  i  contrari,  gli  antagonisti.  Il  problema  «Socrate»
      appare allora come problema della dialettica e della razionalità, identificate come estremi:
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      estrema  risorsa,  «legittima  difesa  [Nothwehr] »  e  «controtiranno  [Gegentyrann]  » .  Col
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      socratismo nasce una «nuova specie di agon» , la dialettica la cui dimensione originaria è
      «presente  nell'ottica  pre-logica  o  a-logica  nella  quale  si  articola  il  mitho-logein
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      nietzscheano che è appunto enigmatico-agonale e distruttivo» .
         La favola del mondo vero (wahre Welt) è la storia di un errore, la storia della separazione
      del  mondo  in  un  «mondo  vero»  e  in  un  «mondo  apparente».  È  la  storia  stessa  della
      metafisica  occidentale,  platonico-cristiana:  platonismo,  cristianesimo,  kantismo.
      Ipresupposti fondamentali della metafisica del linguaggio, della ragione, ai quali Nietzsche
      riporta il problema dell'errore e dell'apparenza, sono il concetto di volontà come  essere,

      come qualcosa di agente, facoltà; il concetto di soggetto come  sostanza,  e  il  concetto  di
      cosa come proiezione della sostanzialità dell'io nel mondo.

        Accade esattamente come per i movimenti di un grande astro: lì l'errore ha per costante avvocato il nostro occhio, e qui il
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      nostro linguaggio  .
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