Page 50 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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enigma: «chi era costui? che cosa è stato tutto ciò?». - Il sentimento scosso e offeso fin nel
più profondo, il sospetto che una simile morte potesse essere la confutazione della loro causa,
il terribile interrogativo «perché proprio in questo modo?» - si comprende anche troppo bene
questo stato d'animo. Tutto, in quel quadro, doveva essere necessario, avere un significato, una
ragione, un'altissima ragione; l'amore di un discepolo non conosce il caso. Solo allora il
baratro si aprì: «chi lo ha ucciso? chi era il suo nemico naturale?» - questa domanda proruppe
come un fulmine. Risposta: l'ebraismo al potere, la sua classe più alta. Da quel momento in
poi ci si sentì ribelli contro l'ordine, in seguito si intese Gesù come un ribelle contro l'ordine.
Fino a quel momento questo tratto guerriero, questo tratto di dissenso, di renitenza, era
assente nella sua figura; anzi, egli ne era stato la contraddizione. Evidentemente la piccola
comunità non ha capito proprio la cosa principale, l'esemplarità di questa maniera di morire,
la libertà, la superiorità sopra ogni senso di ressentiment: - un sintomo di quanto poco, in
genere, essa capiva di lui! In sé e per sé, con la propria morte, Gesù non poteva voler
nient'altro che dare pubblicamente la prova più forte, la dimostrazione del proprio
insegnamento... Ma i suoi discepoli erano ben lungi dal perdonare quella morte, - la qual cosa
sarebbe stata evangelica nel senso più alto; o dall'offrirsi addirittura ad una uguale morte con
soave e ridente pace di cuore... Proprio il più antievangelico dei sentimenti, la vendetta,
venne nuovamente alla superficie. Per niente al mondo la cosa poteva concludersi con quella
morte: ci volevano «rivincita», «giustizia» (- eppure, che cosa ci può essere di più
antievangelico che la «rivincita», la «punizione», il «pronunciare una sentenza»!). Ancora una
volta veniva alla ribalta l'aspettativa popolare di un messia; si concentrò lo sguardo su un
momento storico: il «regno di Dio» viene a giudicare i suoi nemici... Ma in tal modo tutto è
equivocato: il «regno di Dio» come atto finale, come promessa! Ma proprio il Vangelo era
stato l'esistenza, l'adempimento, la realtà di quel «regno». Proprio una morte simile appunto
era questo «regno di Dio»... Solo a quel punto tutto il disprezzo e tutta l'amarezza contro
farisei e teologi vennero attribuiti al tipo del maestro -fecero di lui in tal modo un fariseo e un
teologo! D'altra parte la selvaggia venerazione di queste anime completamente sconvolte non
tollerava più la perequazione evangelica di ognuno a figlio di Dio, che Gesù aveva insegnato:
la loro vendetta consistette nel levare Gesù in alto senza alcuna misura, nello staccarlo da sé:
proprio come una volta gli Ebrei, per vendetta contro i loro nemici, avevano allontanato da sé
il loro Dio e l'hanno levato in alto. L'unico Dio e l'unico figlio di Dio: ambedue prodotti del
ressentiment...
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- E da quel momento si affacciò un problema assurdo: «come poteva Dio permettere ciò!».
Ad esso la mente turbata della piccola comunità trovò una risposta francamente e
spaventosamente assurda: Dio offrì suo figlio come vittima per la remissione dei peccati. In
questo modo, d'un sol colpo, per il Vangelo fu la fine! Il sacrificio espiatorio, e nella sua
forma invero più ripugnante e più barbara, il sacrificio dell' innocente per i peccati dei
colpevoli! Quale tremendo paganesimo! - Gesù aveva abolito persino il concetto stesso di
«colpa», egli ha smentito ogni abisso fra Dio e uomo, ha vissuto questa unità del Dio fatto
uomo come la sua «buona novella»... E non come privilegio! - A partire da quel momento si
trapassò gradualmente nel tipo del redentore: la dottrina del giudizio e del ritorno, la dottrina