Page 217 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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propria bassezza, ma questo è appunto il colmo della bassezza, - non si vergognano neppure
di non essere che Tedeschi... Si occupano di tutto, credono di potersi pronunciare su tutto,
temo che si siano pronunciati anche su di me... - Tutta la mia vita è la dimostrazione de
rigueur di questi princìpi. Invano vi ho cercato un segno di tatto, di délicatesse verso di me.
Da parte degli Ebrei sì, non ancora da parte dei Tedeschi. Il mio modo di essere vuole che io
sia mite e ben disposto nei confronti di ognuno - ho il diritto di non far differenze -: ciò non
impedisce che io abbia gli occhi aperti. Non faccio differenze per nessuno e tanto meno per i
miei amici - spero in definitiva che ciò non abbia recato danno alla mia umanità verso di loro!
Ci sono cinque, sei cose delle quali mi sono sempre fatto un punto d'onore. - Ciononostante
resta vero che io sento come qualcosa di cinico quasi ogni lettera che da anni ricevo: c'è più
cinismo nella benevolenza nei miei riguardi che in un qualsiasi odio... Ad ognuno dei miei
amici che non hanno mai ritenuto valesse la pena di studiare uno qualsiasi dei miei scritti
glielo dico in faccia; indovino, dal più piccolo segno, che non sanno neppure cosa contengono.
Per quanto riguarda proprio il mio Zarathustra, quale dei miei amici vi ha visto di più che
una presunzione illegittima, ma per fortuna perfettamente indifferente?... Dieci anni: e nessuno
in Germania si è posto il problema di difendere il mio nome contro l'assurdo silenzio sotto il
quale era sepolto: è stato uno straniero, un danese che ha avuto per primo abbastanza finezza
d'istinto e coraggio, da indignarsi contro i miei pretesi amici... In quale università tedesca
sarebbe possibile oggi un corso sulla mia filosofia, come lo ha tenuto la scorsa primavera, a
Copenaghen, lo psicologo dottor Georg Brandes, che con ciò si è dimostrato tale una volta di
più? - Quanto a me non ho sofferto di tutto questo; ciò che è necessario non mi ferisce; amor
fati è la mia natura più intima. Ciò non esclude ch'io ami l'ironia, persino l'ironia della storia
universale. E così, circa due anni prima del distruttivo colpo di fulmine annientatore della
trasvalutazione che darà le convulsioni alla terra, ho inviato per il mondo il «Caso Wagner»: i
Tedeschi potrebbero sbagliarsi ancora una volta su di me e farsi eterni! C'è ancora tempo! -
Ce l'hanno fatta? - Splendido, signori Germani! Vi faccio i miei complimenti... Proprio ora,
perché anche gli amici non manchino, una vecchia amica mi scrive che ride di me... E questo
nel momento in cui una indicibile responsabilità mi grava addosso, - ora che nessuna parola
può essere abbastanza tenera, nessuno sguardo abbastanza riverente verso di me. Perché io
porto sulle spalle il destino dell'umanità. -