Page 195 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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Umano, troppo umano


      Con due continuazioni





      1.
         Umano, troppo umano è il monumento di una crisi. Si definisce un libro per spiriti liberi:
      quasi ogni proposizione vi esprime una vittoria - per mezzo suo mi sono liberato da ciò che
      non apparteneva alla mia natura. Ciò che non mi appartiene è l'idealismo: il titolo dice «dove
      voi vedete cose ideali, io vedo - cose umane, ahi, troppo umane!». Io conosco meglio l'uomo...

      L'espressione «libero spirito» non vuole essere intesa qui in nessun altro senso: uno spirito
      divenuto libero, che ha ripreso possesso di sé. Il tono, il suono della voce è completamente
      mutato, si troverà il libro intelligente, freddo, in certe occasioni duro e irridente. Una certa
      spiritualità di gusto aristocratico sembra mantenersi costantemente al di sopra di una corrente
      più  passionale  che  scorre  sul  fondo.  In  questo  contesto  è  significativo  che  proprio  il
      centenario della morte di Voltaire sia ciò che giustifica la pubblicazione di questo libro già
      per l'anno 1878. Poiché Voltaire, al contrario di tutti quelli che hanno scritto dopo di lui, è
      soprattutto un grand seigneur dello spirito, proprio ciò che sono anch'io. - Il nome di Voltaire

      su un mio scritto - questo è stato veramente un progresso - verso me stesso!... Se si guarda con
      maggiore  attenzione  si  scopre  uno  spirito  spietato,  che  conosce  tutti  i  nascondigli  in  cui
      l'ideale è di casa - dove ha le sue segrete e contemporaneamente le sue ultime garanzie. Una
      fiaccola in mano, che non dà affatto una luce «tremula», si illumina con un chiarore tagliente
      questo oltretomba dell'ideale. È la guerra, ma la guerra senza polvere da sparo e senza fumo,

      senza atteggiamenti bellicosi, senza pathos e senza membra slogate - tutto ciò sarebbe ancora
      «idealismo».  Un  errore  dopo  l'altro  viene  messo  tranquillamente  in  ghiaccio;  l'ideale  non
      viene rifiutato, si congela... Qui, ad esempio, si congela «il genio»; nell'angolo più avanti si
      congela «il santo»; sotto una spessa calotta di ghiaccio si congela «l'eroe»; infine si congela
      «la  fede»,  la  cosiddetta  «convinzione»,  anche  la  «pietà»  si  raffredda  notevolmente  -  quasi
      dappertutto si congela «la cosa in sé»...


      2.
         Gli inizi di questo libro risalgono esattamente alle settimane del primo festival di Bayreuth;
      una profonda estraneità contro tutto ciò che lì mi circondava è uno dei suoi presupposti. Chi ha
      un'idea di quali visioni, già allora, avevano attraversato la mia mente, può immaginare come
      mi  sentii,  quando  un  giorno  mi  risvegliai  a  Bayreuth.  Proprio  come  se  sognassi...  Dov'ero
      dunque? Non riconoscevo nulla, non riconoscevo quasi neppure Wagner. Invano sfogliavo i

      miei ricordi. Tribschen - una lontana isola dei beati: neppure l'ombra di una rassomiglianza.
      Gli  incomparabili  giorni  della  posa  della  prima  pietra,  il  piccolo  gruppo  degli  intimi  che
      l'aveva  festeggiata  e  al  quale  non  c'era  bisogno  di  augurare  il  tocco  per  le  cose  delicate:
      neppure un'ombra di somiglianza. Cos'era accaduto? - Si era tradotto Wagner in tedesco! Il
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