Page 193 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
P. 193

hegeliano Bruno Bauer, nel quale ho trovato, da allora, uno dei miei lettori più attenti. Negli

      ultimi anni della sua vita amava rifarsi a me e, ad esempio, suggerire al signor von Treitschke,
      lo storico prussiano, da chi avrebbe potuto informarsi sul concetto di «civiltà» che egli aveva
      perduto. Il resoconto più meditato e più lungo sul libro e il suo autore lo diede un vecchio
      discepolo del filosofo von Baader, un certo professor Hoffmann di Würzburg. Egli trasse da
      quello scritto la previsione di una mia grande predestinazione, - a provocare una sorta di crisi
      e  di  estrema  decisione  sul  problema  dell'ateismo,  del  quale  egli  indovinò  in  me  il
      rappresentante più istintivo e più radicale. L'ateismo era stato ciò che mi aveva condotto a

      Schopenhauer. Ma lo scritto di gran lunga più ascoltato, e che causò l'amarezza maggiore, fu la
      difesa straordinariamente vigorosa e audace condotta in mio favore da una persona altrimenti
      così mite, Karl Hillebrand, l'ultimo tedesco umano in grado ancora d'impugnare la penna. Il
      suo articolo apparve nell'Augsburger Zeitung. Oggi lo si può leggere, in una forma un po' più
      cauta, nelle sue opere complete. Là il mio scritto veniva presentato come un avvenimento, una
      svolta,  una  prima  presa  di  coscienza,  un  ottimo  segno,  come  un  vero  ritorno  della  serietà

      tedesca e della passione tedesca nelle cose dello spirito. Hillebrand era largo di grandi elogi
      per la forma dello scritto, per la sua maturità di gusto, per il tatto perfetto nel distinguere tra la
      persona e la cosa: lo indicava come il miglior scritto polemico che fosse mai stato scritto in
      tedesco,  -  nell'arte  così  pericolosa,  proprio  per  i  Tedeschi,  e  così  sconsigliabile,  della
      polemica.  Approvandomi  senza  riserve,  accentuando  addirittura  il  mio  pensiero  su  quanto
      avevo osato dire a proposito della degradazione della lingua in Germania (- oggi recitano la
      parte  dei  puristi  e  non  sanno  più  costruire  una  frase  -),  con  pari  disprezzo  verso  i  «primi

      scrittori»  di  questa  nazione,  egli  concludeva  esprimendo  la  sua  ammirazione  per  il  mio
      coraggio - quell'«altissimo coraggio che porta sul banco degli accusati proprio i favoriti di un
      popolo»...  La  ripercussione  di  questo  scritto  è  addirittura  incalcolabile  nella  mia  vita.
      Nessuno ha più cercato di attaccar briga con me fino ad oggi. Si tace, in Germania mi si tratta
      con cupa circospezione: da anni ho usufruito di un'illimitata libertà di parola, per la quale

      nessuno  oggi,  tantomeno  nel  «Reich»,  ha  le  mani  abbastanza  libere.  Il  mio  paradiso  è
      «all'ombra della mia spada»... In fondo avevo messo in pratica una massima di Stendhal: egli
      consiglia di fare il proprio ingresso in società con un duello. E come avevo saputo scegliere il
      mio avversario! Il primo libero pensatore tedesco!... Infatti attraverso tutto questo si espresse
      per la prima volta un genere completamente nuovo di libero pensiero: fino ad oggi non c'è
      niente di più estraneo e di meno affine a me di tutta questa specie europea e americana di
      «libres penseurs». Con loro, incorreggibili teste vuote e pagliacci delle «idee moderne», mi
      trovo  in  un  dissidio  addirittura  più  profondo  che  con  un  qualsiasi  loro  avversario.  Essi

      vogliono altresì, a modo loro, «migliorare» l'umanità a loro immagine o farebbero contro ciò
      che sono, contro ciò che voglio, una guerra implacabile, posto che lo comprendessero, - essi
      credono ancora tutti all'«ideale»... Io sono il primo immoralista. -

      3.

         Non potrei sostenere che le Inattuali, che portano il nome di Schopenhauer e di Wagner,
      possano  essere  particolarmente  utili  alla  comprensione  o  anche  solo  all'impostazione  del
      problema  psicologico  di  questi  due  casi,  con  l'eccezione,  ben  inteso,  di  alcuni  particolari.
      Così,  per  esempio,  il  tratto  elementare  nella  natura  di  Wagner  viene  indicato,  già  qui,  con
   188   189   190   191   192   193   194   195   196   197   198