Page 188 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
P. 188

La nascita della tragedia






      1.

         Per rendere giustizia alla Nascita della tragedia (1872) bisognerà dimenticare alcune cose.
      Essa  ha  agito  e  anche  affascinato,  per  ciò  che  vi  era  in  lei  di  sbagliato,  -  per  la  sua
      applicazione alla mania wagneriana, come se essa fosse un sintomo di ascesa. Proprio perciò
      questo libro fu un avvenimento nella vita di Wagner. Ancor oggi mi si ricorda, a volte nel
      momento  di  maggior  clamore  intorno  al  Parsifal,  come  proprio  io  abbia  sulla  coscienza

      l'imporsi di una così alta opinione sul valore culturale  di  questo  movimento.  -  Ho  trovato
      spesso citata quest'opera come la «rinascita della tragedia dallo spirito della musica»: si è
      prestato orecchio solo ad una nuova formula dell'arte, dell'intenzione del compito di Wagner -
      e  perciò  non  si  è  prestata  attenzione  a  quanto  il  libro  nascondeva  in  fondo  di  prezioso.
      «Grecità e pessimismo», questo sarebbe stato un titolo non equivoco: e questo perché vi si
      dice per la prima volta come i Greci siano venuti a capo del pessimismo, l'abbiano superato...
      La tragedia è appunto la prova che i Greci non erano pessimisti: Schopenhauer qui si sbaglia,
      come si è sbagliato su tutto. - Affrontata con una certa neutralità, la «Nascita della tragedia»

      appare molto inattuale: nessuno immaginerebbe che è stata iniziata fra i tuoni della battaglia
      di  Wörth.  Ho  meditato  questi  problemi  davanti  alle  mura  di  Metz,  nelle  fredde  notti  di
      settembre, durante il mio servizio di assistenza ai feriti; si potrebbe credere facilmente che
      questo libro avesse cinquant'anni di più. È politicamente neutra, - «non tedesca» si direbbe
      oggi - ha un repellente odore hegeliano, e solo in alcune formule è impregnata del funebre

      profumo di Schopenhauer. Un'«idea» - l'opposizione di dionisiaco e apollineo - tradotta in
      metafisica; la storia stessa come sviluppo di quest'«idea»; l'opposizione trascesa in unità nella
      tragedia; in quest'ottica cose che non si erano mai affrontate prima, poste all'improvviso l'una
      di fronte all'altra, illuminate e comprese l'una per mezzo dell'altra... L'opera, per esempio, e la
      rivoluzione... Le due innovazioni decisive del libro sono: per prima cosa la comprensione del
      fenomeno  dionisiaco  nei  Greci:  esso  ne  dà  una  prima  psicologia,  vi  vede  l'unica  radice
      dell'intera arte greca. Poi la comprensione del socratismo: Socrate riconosciuto per la prima

      volta come strumento della disgregazione greca, come tipico décadent. «Razionalità» contro
      istinto. La «razionalità» a qualunque costo come potenza pericolosa, che scalza la vita! - In
      tutto il libro silenzio profondo e ostile sul cristianesimo. Non è apollineo né dionisiaco; nega
      tutti  i  valori  estetici  -  gli  unici  valori  che  la  Nascita  della  tragedia  riconosce:  esso  è
      nichilista  nel  suo  senso  più  profondo,  mentre  nel  simbolo  dionisiaco  si  raggiunge  il  limite
      estremo dell' affermazione. In un punto si fa cenno ai preti cristiani come a una «perfida razza

      di nani», di «esseri sotterranei»...

      2.
         Questo  inizio  è  notevole  oltre  ogni  misura.  Avevo  scoperto,  per  mia  intima  esperienza,
   183   184   185   186   187   188   189   190   191   192   193