Page 180 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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Turingia e che rende simpatico perfino un tedesco: - noi preferiamo ancora le vie traverse
anche per arrivare alla verità. Con queste parole non vorrei affatto aver sottovalutato il mio
più vicino conterraneo, l'accorto Leopold von Ranke...).
10.
- Mi si chiederà perché ho raccontato proprio tutte queste cose, piccole e, secondo il
giudizio corrente, insignificanti; con ciò faccio danno a me stesso, tanto più se fossi destinato
a sostenere grandi compiti. Risposta: queste piccole cose - alimentazione, luogo, clima,
riposo, l'intera casistica dell'egoismo - sono infinitamente più importanti di tutto ciò che sino
ad oggi si è considerato importante. Proprio qui bisogna iniziare, per imparare in modo
diverso. Ciò che fino ad oggi l'umanità ha preso sul serio non sono neppure delle realtà, ma
semplici fantasie o, più esattamente, menzogne nate dai cattivi istinti di nature malate, dannose
nel significato più profondo - tutti i concetti di «dio», «anima», «virtù», «peccato», «al di là»,
«verità», «vita eterna»... Ma in essi si è cercata la grandezza della natura umana, il suo
carattere divino... Tutti i problemi politici, dell'organizzazione sociale, dell'educazione sono
stati falsati alla base dal fatto di aver preso per grandi uomini gli uomini più dannosi, di aver
insegnato a disprezzare le «piccole cose», voglio dire le questioni basilari della vita stessa...
La nostra cultura attuale è ambigua al massimo grado... L'imperatore tedesco che patteggia col
papa, come se il papa non fosse il rappresentante della mortale ostilità contro la vita!... Ciò
che viene edificato oggi non ci sarà più tra tre anni. - Se mi misuro per ciò che posso, per non
parlare di ciò che verrà dopo di me, un sovvertimento, una costruzione senza pari, allora ho
diritto alla parola grandezza più di qualsiasi altro mortale. Se ora mi paragono agli uomini che
fino ad oggi sono stati onorati come i primi, allora la differenza è palpabile. Io non conto
questi pretesi «primi» neppure tra gli uomini in generale, - per me essi sono la feccia
dell'umanità, prodotti della malattia e di istinti vendicativi: essi sono tutti non-uomini funesti,
fondamentalmente incurabili, che si vendicano della vita... Voglio essere il loro opposto: il
mio privilegio è di avere la massima raffinatezza per tutti i segni degli istinti sani. Manca in
me ogni segno patologico; anche nei momenti di grave malattia io non sono mai diventato
morboso; si cercherebbe invano in me un tratto di fanatismo. In nessun momento della mia vita
si potrà indicare in me un atteggiamento arrogante o patetico. Il pathos dell'atteggiamento non
appartiene alla grandezza; chi ha bisogno di atteggiamenti è falso... Attenzione alle persone
pittoresche! - La vita mi è diventata lieve, lievissima quando pretendeva da me le cose più
pesanti. Chi mi ha visto durante i settanta giorni di questo autunno, in cui senza intenzione, con
il senso di responsabilità per i millenni che verranno, ho fatto solo cose di prim'ordine che
nessuno farà dopo di me - o ha fatto prima - non avrà notato in me nessun segno di tensione,
ma anzi una traboccante freschezza e serenità. Non ho mai mangiato con un senso di maggiore
piacere, non ho mai dormito meglio. - Non conosco altro modo che il gioco per occuparsi di
grandi compiti: come segno di grandezza è un presupposto fondamentale. Il minimo sforzo, una
espressione cupa, un accento duro nella voce sono tutte obiezioni contro un uomo, ancor più
contro la sua opera!... Non si possono avere i nervi... Anche soffrire di solitudine è
un'obiezione, - io ho sempre sofferto soltanto di «moltitudine»... In un'età assurdamente
prematura, a sette anni, sapevo già che mai parola umana mi avrebbe raggiunto: mi si è mai
visto turbato per questo? - Ho ancora oggi la stessa affabilità verso chiunque, sono anche