Page 179 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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diventa ciò che si è. Arrivo così al capolavoro nell'arte dell'autoconservazione - l'egoismo...

      Ammesso cioè che il compito, la determinazione, il destino del compito sia molto al di sopra
      della media, nessun pericolo sarebbe maggiore di vedere se stessi di fronte a questo compito.
      Divenire ciò che si è presuppone che non si indovini neppure lontanamente ciò che si è. Da
      questo punto di vista anche i passi falsi  della  vita  hanno  il  loro  senso  e  il  loro  valore,  le
      temporanee deviazioni e gli sviamenti, le esitazioni, i «pudori», la serietà sprecata in compiti
      che  stanno  al  di  là  del  compito.  In  ciò  si  manifesta  una  grande  accortezza,  addirittura  la
      massima  astuzia:  laddove  il  nosce  te  ipsum  sarebbe  il  mezzo  più  sicuro  per  perdersi,  il

      dimenticarsi, il fraintendersi, il ridursi, il limitarsi, il mediocrizzarsi diviene ora la ragione
      stessa. Per dirla in termini morali: l'amore del prossimo, una vita dedicata agli altri e alle
      altre cose può essere la regola di difesa per il mantenimento del più rigido senso di sé. È il
      caso eccezionale nel quale, contro la mia regola e la mia convinzione, prendo partito per gli
      impulsi «disinteressati»: essi lavorano, qui, al servizio dell' egoismo, dell' autodisciplina. -
      Bisogna  tenere  sgombra  tutta  intera  la  superficie  della  coscienza  -  la  coscienza  è  una

      superficie  -  da  qualsiasi  grande  imperativo.  Attenzione  anche  alle  grandi  parole,  ai  grandi
      atteggiamenti!  Tutti  pericoli  che  l'istinto  «si  comprenda»  troppo  presto.  Nel  frattempo,  nel
      profondo,  cresce  sempre  di  più  l'«idea»  organizzatrice,  l'idea  chiamata  al  dominio,  -  essa
      comincia  a  comandare,  riconduce  lentamente  indietro  dalle  deviazioni  e  dagli  sviamenti,
      prepara  singole  qualità  e  capacità,  che  si  dimostreranno  un  giorno  indispensabili  come
      strumento per il tutto, - essa forma successivamente tutti i poteri subalterni, prima ancora di
      far conoscere qualcosa del compito dominante, della «meta», dello «scopo», del «senso». -

      Considerata da questo punto di vista, la mia vita è semplicemente prodigiosa. Per il compito
      di una trasvalutazione dei valori erano forse necessarie maggiori capacità di quelle che si
      sono trovate a coesistere in una sola persona, e soprattutto contrapposizioni di poteri cui non è
      dato tuttavia disturbarsi o distruggersi. Gerarchia dei poteri; distanza; l'arte di separare senza
      inimicare;  non  mescolare  nulla,  non  «conciliare»  nulla,  una  molteplicità  enorme,  che

      ciononostante  è  l'opposto  del  caos  -  questo  era  il  presupposto,  il  lungo  lavoro  segreto,  la
      maestria del mio istinto. La sua superiore protezione si è dimostrata così forte che in nessun
      caso  ho  anche  soltanto  presentito  ciò  che  cresceva  in  me,  -  e  tutte  le  mie  attitudini  sono
      balzate  fuori  un  giorno  all'improvviso,  mature,  in  tutta  la  loro  perfezione.  Non  ricordo  di
      essermi mai sforzato, non c'è traccia di lotta nella mia vita, io sono l'opposto di una natura
      eroica. «Volere» qualcosa, «tendere» a qualcosa, avere in vista uno «scopo», un «desiderio» -
      tutto ciò io non lo conosco per esperienza. In questo stesso attimo guardo al mio futuro - un
      futuro vasto! - come a un mare piatto: nessun desiderio lo increspa. Io non voglio in alcun

      modo che qualcosa diventi diverso da ciò che è; io stesso non voglio diventare diverso. Ma è
      così che ho sempre vissuto. Non ho avuto alcun desiderio. Qualcuno che possa dire, alla fine
      del suo quarantaquattresimo anno, che non ha mai cercato di ottenere, onori, donne, denaro! -
      Non che mi siano mancati... Così, ad esempio, sono stato un tempo professore di università, -
      non avevo pensato niente di simile, neppure di lontano, poiché avevo solo 24 anni. Così, due

      anni  prima,  a  un  certo  punto,  ero  diventato  filologo:  nel  senso  che  il  mio  primo  lavoro
      filologico, il mio inizio, in tutti i sensi, fu richiesto dal mio maestro, Ritschl, per pubblicarlo
      nel suo Rheinisches Museum (Ritsehl - lo dico con venerazione - l'unico dotto geniale che io
      abbia incontrato fino ad oggi. Possedeva quella amabile corruzione, che distingue noi della
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