Page 169 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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cristianesimo, sono ben lontano da volerne ai singoli per ciò che è una fatalità millenaria.
8.
Posso osare accennare ancora ad un ultimo tratto della mia natura, che nel mio rapporto con
gli uomini mi pone non poche difficoltà? Mi è propria un'eccitabilità, assolutamente
inquietante, dell'istinto di pulizia, di modo che percepisco fisiologicamente - odoro, la
vicinanza o - che dico? - l'interiorità più profonda, le «viscere» di ogni anima... Possiedo, in
questa eccitabilità, antenne psicologiche con le quali palpo e afferro ogni segreto: la molta
sozzura nascosta nel fondo di certe nature, determinata forse da un sangue cattivo, ma
verniciata dall'educazione, mi si palesa già dal primo contatto. Se ho osservato bene, anche
queste nature, intollerabili per la mia pulizia, avvertono, dal canto loro, la circospezione del
mio disgusto: non per questo diventano più profumate... Così come sono sempre stato abituato
- un'estrema onestà nei miei confronti è la condizione per la mia esistenza, morirei in
situazioni contaminate - nuoto, faccio il bagno e sguazzo continuamente, per così dire,
nell'acqua, in un qualche elemento perfettamente trasparente e scintillante. Ciò fa sì che il mio
rapporto con gli uomini sia una non piccola prova di pazienza; la mia umanità non consiste nel
partecipare al sentimento dell'uomo qual egli è, ma nel reggere a tale partecipazione... La mia
umanità è un costante superamento di me stesso. Ma io ho bisogno di solitudine, voglio dire di
guarigione, di ritorno a me, di respirare un'aria libera, lieve, giocosa... Tutto il mio
Zarathustra è un ditirambo sulla solitudine, o, se sono stato compreso, sulla purezza... Per
fortuna non sulla pura pazzia. - Chi ha occhi per i colori lo chiamerà adamantino... Il disgusto
per l'uomo, per la «canaglia» è stato sempre il mio maggior pericolo... Vogliamo ascoltare le
parole nelle quali Zarathustra parla dell' affrancamento dal disgusto?
Cosa mi accade dunque? Come mi affrancai dal disgusto? Chi ringiovanì il mio
occhio? Come potei volare ad altezze dove nessuna canaglia siede più alla fonte?
Il mio stesso disgusto mi creò ali ed energie presaghe di sorgenti? In verità ho
dovuto volare ai vertici delle altezze per ritrovare l'origine del piacere!
Oh, io l'ho trovata, fratelli! Qui sulla vetta scaturisce per me l'origine del piacere!
E vi è una vita alla quale la canaglia non beve!
Quasi con troppo impeto scorri per me, sorgente del piacere! E spesso, volendo
riempirla, torni a vuotare la coppa.
E devo ancora imparare ad avvicinarmi a te con maggior modestia: ancora con
troppo impeto ti scorre incontro il mio cuore:
- il mio cuore, sul quale brucia la mia estate, la breve, ardente, malinconica,
felicissima: come anela il mio cuore estivo alla tua presenza!
Trascorsa l'indugiante tristezza della mia primavera! Trascorsi i fiocchi di neve
della mia cattiveria di giugno! Non sono più che estate e meriggio estivo, -
- un'estate sulle vette con fredde sorgenti e felice silenzio: oh, venite, amici,
perché il silenzio diventi ancor più felice!
Poiché questa è la nostra altezza e la nostra patria: troppo alto, troppo ripido è il
luogo dove abitiamo per tutti gli impuri e la loro sete.
Gettate il vostro occhio puro nella sorgente del mio piacere, amici! Come