Page 166 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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per quanto scordato, come solo lo strumento «uomo» può esserlo - dovrei essere malato, per
non riuscire a trarne qualcosa di ascoltabile. E quante volte mi è stato detto da questi stessi
«strumenti» che non si erano ancora mai sentiti suonare a quel modo... Nel modo più bello,
forse, che quell'Heinrich von Stein, morto con imperdonabile precocità, il quale una volta,
dopo averne scrupolosamente richiesto il permesso, apparve per tre giorni a Sils-Maria,
chiarendo a tutti che non era venuto per l'Engadina. Quest'uomo eccellente, che si era tuffato
con tutto l'impetuoso candore di uno Junker prussiano nella palude wagneriana (e oltre a ciò
anche nella palude di Dühring!) fu quasi trasformato, in quei tre giorni, da un impetuoso vento
di libertà, come uno che si trovi improvvisamente sollevato alla sua altezza e provvisto di ali.
Gli dicevo sempre che era effetto della buona aria di lassù, che succedeva a tutti, che non per
nulla si era a 6000 piedi sopra Bayreuth, - ma non mi voleva credere... Se ciò nonostante è
stato commesso verso di me qualche piccolo o grande misfatto, non è stato a causa della
«volontà» e ancor meno della cattiva volontà: dovrei piuttosto lamentarmi - ne ho appena
accennato - della buona volontà che ha portato non pochi turbamenti nella mia vita. Le mie
esperienze mi danno il diritto di diffidare, in generale, delle cosiddette tendenze
«disinteressate», di tutto «l'amore del prossimo» sempre pronto al consiglio e all'azione. Per
me, esso è in sé debolezza, un caso particolare dell'incapacità di resistere agli stimoli - la
compassione è una virtù solo per i décadents. Rimprovero alle anime compassionevoli il fatto
che facilmente vien loro meno il pudore, il rispetto, il delicato senso delle distanze, che la
compassione prende, in un baleno, il sentore della plebe e assomiglia, fino a confondervisi,
alle cattive maniere, che le mani compassionevoli, in alcune circostanze, possono avere un
effetto addirittura devastatore in un grande destino, in una solitudine ferita, nel privilegio di
una grave colpa. Io annovero il superamento della compassione tra le virtù aristocratiche: la
«Tentazione di Zarathustra» è la rappresentazione poetica del caso del grande grido d'aiuto
che giunge fino a lui, quando la compassione, come un estremo peccato, vuole sopraffarlo,
vuole allontanarlo da se stesso. Padroneggiarsi in questo momento, mantenere pura dagli
impulsi molto più bassi e miopi, che agiscono nelle cosiddette azioni disinteressate, l'altezza
del proprio compito, questa è la prova, la prova estrema, forse, che uno Zarathustra deve
superare - la sua vera prova di forza...
5.
In un altro punto ancora io sono, ancora una volta, mio padre e in certo qual modo la sua
sopravvivenza dopo una morte anche troppo prematura. Al pari di colui che non è mai vissuto
tra i suoi simili e al quale il concetto di «ritorsione» è inaccessibile quanto la nozione di
«parità di diritti», io mi proibisco, nei casi in cui è stata commessa contro di me una piccola o
una enorme pazzia, ogni rappresaglia, ogni misura difensiva, - e com'è giusto anche ogni
difesa, ogni «giustificazione». Il mio genere di rappresaglie consiste nel far seguire il più
rapidamente possibile una cosa intelligente a una sciocchezza: così, forse, la si recupera. Per
usare una metafora: spedisco un vaso di confitures per liberarmi di una storia inacidita...
Basta che mi si faccia del male e io saprò contraccambiarlo, di questo si può star sicuri: trovo
presto un'occasione per manifestare la mia gratitudine al «malfattore» (e magari proprio per il
suo misfatto) - o per chiedergli qualcosa, ciò che può essere più vincolante del dare
qualcosa... Mi sembra anche che la parola più grossolana, la lettera più grossolana siano