Page 168 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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cristianesimo ne è solo un particolare - comprenderà perché io metta qui direttamente in luce
il mio comportamento personale, la sicurezza del mio istinto nella prassi. Nei momenti di
décadence io li proibii a me stesso perché dannosi; non appena la vita fu di nuovo ricca e
orgogliosa a sufficienza per questo, me li proibii in quanto al di sotto di me. Quel «fatalismo
russo» del quale ho parlato emergeva in me con il fatto che io mantenevo tenacemente per
anni, dopo che si erano dati una volta per caso, situazioni, luoghi, abitazioni, compagnie quasi
insopportabili, - era meglio che cambiarli, che sentirli modificabili, - che rivoltarsi contro di
loro... che mi si disturbasse in questo fatalismo, che mi si svegliasse con violenza, era un fatto
per il quale mi offendevo a morte: - in verità era anche, ogni volta, mortalmente pericoloso. -
Prendere se stessi come un fato, non volersi «diversamente» - in tali circostanze questa è la
grande ragione stessa.
7.
Altra cosa è la guerra. A modo mio sono guerresco. Attaccare fa parte dei miei istinti. Poter
essere ostile, essere ostile: questo presuppone forse una natura forte, in ogni caso è
presupposto di ogni natura forte. Essa ha bisogno di ostacoli, di conseguenza essa cerca gli
ostacoli: il pathos aggressivo appartiene necessariamente alla forza, tanto quanto il
sentimento di vendetta e il risentimento appartiene alla debolezza. La donna, ad esempio, è
vendicativa: questo è proprio della sua debolezza, come la sua sensibilità di fronte alle pene
altrui. - La forza dell'attaccante trova una sorta di criterio di misura nel nemico di cui ha
bisogno: ogni crescita si rivela nella ricerca di un avversario o di un problema più potente:
perché un filosofo che sia combattivo sfida a duello anche i problemi. Il compito non è quello
di dominare le resistenze in generale, ma quelle contro le quali si deve impiegare tutta la
propria forza, la propria duttilità e abilità nell'uso delle armi, - avversari di pari valore...
Parità con il nemico - condizione prima per un duello leale. Dove si disprezza non si può far
guerra; dove si comanda, dove si vede qualcosa sotto di sé, non si deve far guerra. - La mia
prassi di guerra può essere compresa in 4 princìpi. Primo: attacco solo cose che sono
vittoriose, - in alcune circostanze aspetto fino a che siano vittoriose. Secondo: attacco solo
cose contro le quali non troverei nessun alleato, contro le quali sono solo, - contro le quali mi
comprometto io solo... Non ho mai fatto pubblicamente un passo che non mi compromettesse:
questo è il mio criterio del giusto agire. Terzo: non attacco mai persone, - mi servo della
persona solo come di una potente lente di ingrandimento, con la quale si può rendere visibile
uno stato di disagio generale, ma strisciante, difficilmente afferrabile. Così ho attaccato David
Strauss, o più esattamente il successo di un libro senilmente debole nella «cultura» tedesca, -
ho colto quella cultura sul fatto... Così ho attaccato Wagner, o più esattamente la falsità,
l'istintiva incongruenza della nostra «civiltà» che confonde i raffinati con i ricchi, gli ultimi
rappresentanti di un periodo con i grandi. Quarto: attacco solo cose dalle quali sia esclusa
qualsiasi divergenza personale, dove manchi ogni retroscena di brutte esperienze. Al
contrario, attaccare è, per me, una dimostrazione di benevolenza e, in determinate circostanze,
di gratitudine. Associando il mio nome a una cosa, a una persona io le rendo onore, la
distinguo: pro o contro - per me è lo stesso. Quando faccio guerra al cristianesimo ne ho il
diritto, perché non ho subito, da quella parte, né disgrazie né ostacoli, - i cristiani più seri
sono sempre stati ben disposti nei miei confronti. Io stesso, avversario de rigueur del