Page 152 - Nietzsche - L'Anticristo, Crepuscolo degli idoli, Ecce Homo
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parodistico, la capacità di giocare con la propria vita si riconnette anche a ciò. Il gioco è
conseguenza di questo essere al di là della vita, di questo includere nelle combinazioni del
divenire anche la fine: per questo è la massima affermazione. Essere al di là della vita,
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avere la conoscenza, la «saggezza» della vita , significa anche superare se stesso: la
spersonalizzazione, il «congelamento» dei propri sentimenti, è condizione preliminare per
sciogliersi nelle cause del divenire, la «fiamma», la nuova passione, può nascere solo dal
disciogliersi del «ghiaccio».
È questa la via per raggiungere quella piena identificazione nella realtà che Nietzsche
ascrive al tipo superiore di umanità da Zarathustra concepito: da una parte ci si conosce in
quanto parte del divenire, dall'altra si è se stessi divenire, si ha la capacità di vivere in
divenire. Il «genio del cuore», la «grande salute», una salute «tale da non essere solo
posseduta, ma conquistata, e tale da dover essere conquistata incessantemente, poiché la si
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sacrifica e la si deve sacrificare sempre di nuovo» , esprimono questa concezione di vita
che trova la sua piena realizzazione nell'«anima» di Zarathustra, «che più ama se stessa,
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nella quale tutte le cose hanno le loro correnti e controcorrenti, flusso e riflusso» .
Questa immagine di vita vuole anche testimoniare il superamento della décadence:
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«Indipendentemente dal fatto che sono un décadent, sono anche il suo contrario» . In uno
stupendo aforisma su Dove va collocato Wagner, Nietzsche, collocandolo accanto a
Baudelaire, al romanticismo decadente francese, parlava di questi «primi artisti europei di
formazione letteraria mondiale... tutti quanti fanatici dell'espressione, grandi scopritori nel
regno del sublime, e anche in quello del brutto e dell'orrido, scopritori ancor più grandi
nell'effetto, nella messa in scena, nell'arte delle vetrine, talenti tutti quanti ben al di là del
loro genio -, virtuosi in tutto e per tutto, con misteriosi approdi a tutto ciò che seduce,
attira, costringe, sconvolge, costituzionalmente ostili alla logica e alla linea retta, bramosi
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dell'inusitato, dell'esotico, del colossale, di tutti gli oppiacei dei sensi e dell'intelletto» .
Se si dovesse collocare Nietzsche nella storia dell'âme moderne, non si potrebbe che
collocarlo dentro e nello stesso tempo dopo di ciò: Nietzsche è dentro questa scoperta
dell'orrido e del problematico, della seduzione e del mistero, ma priva questa scoperta del
suo «scandalo». Il problematico è conosciuto, i vecchi valori, dai quali soltanto poteva
nascere lo «scandalo», sono definitivamente distrutti, una nuova «linea retta», una nuova
logica viene reintrodotta nel mondo della seduzione e dell'attrazione; essa priva l'oppiaceo
del suo effetto, è capace di parodiare la propria stessa «messa in scena», testimonia la via
che dal «kolossal» bayreuthiano conduce alla solitudine di Zarathustra. In questo senso
Nietzsche è décadent e nello stesso tempo l'opposto di un décadent: e forse la sua modernità,
il fascino difficilmente esorcizzabile dell'«enigma» Nietzsche è proprio qui.
Come è qui la modernità non meno difficilmente comprensibile del Così parlò Zarathustra:
lo Zarathustra è al centro di tutto Ecce homo, il ritmo stesso di quest'ultima opera
nietzscheana non vuole altro che preparare l'evento Zarathustra, il suo contenuto non si
presenta altro che come commento, interpretazione di quello che tra gli scritti di Nietzsche
«sta a sé», alla cui «autorità» egli continuamente si richiama, che con maggiore frequenza
egli cita. In un certo senso Ecce homo dimostra la consapevolezza che Nietzsche ha
raggiunto di quello che in Zarathustra era divinazione, ispirazione: non è un caso, ad