Page 55 - Keplero. Una biografia scientifica
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«spazio  senza  senso».  In  pratica,  i  solidi  platonici,  con  il  loro

                valore geometrico e simbolico, possono dare un significato alle

                distanze  tra  le  orbite,  e  quindi  allo  spazio  vuoto  che

                improvvisamente, con Copernico, ha riempito il sistema solare.

                   È ora possibile esaminare più da vicino il modello presentato
                nel  Mysterium.  Come  si  è  già  anticipato,  il  sistema  solare  è

                immaginato come una alternanza tra sei sfere solide, ciascuna

                delle  quali  rappresenta  un  pianeta,  e  i  cinque  solidi  platonici.

                L’ordine con cui si succedono i solidi non è quello con cui essi

                sono presentati negli Elementi di Euclide, ma è scelto da Keplero

                in  modo  che  esso  garantisca  la  massima  adesione  dei  valori

                previsti dal modello con i dati misurati nei cieli.

                   Un  pregio  immediatamente  evidente  del  modello  dei  solidi

                platonici consiste nel fatto che esso seleziona il sei come numero

                di pianeti (valore caratteristico del sistema copernicano, mentre

                nel sistema tolemaico, dove veniva considerata anche la Luna, i
                pianeti  sarebbe  stati  sette).  Inoltre,  grazie  all’opportuna  scelta

                dell’ordine  dei  solidi,  il  modello,  per  quella  che  oggi  appare

                come  una  fortunosa  coincidenza,  è  in  grado  di  dare  ragione

                anche  delle  distanze  che  i  pianeti  hanno  dal  Sole,  individuato

                come centro del cosmo.

                   L’alternanza  tra  solidi  platonici  e  croste  sferiche  non  è

                realizzata in maniera astratta, ma è rigidamente determinata: a

                ciascun  solido  è  esattamente  inscritta  la  sfera  interna,  ed

                esattamente  circoscritta  la  sfera  esterna.  Per  essere  precisi,  le

                sfere che rappresentano i pianeti non sono superfici, ma croste

                sferiche il cui spessore è determinato dall’eccentricità dell’orbita
                del  pianeta  corrispondente.  In  pratica,  il  raggio  della  crosta

                sferica è tale da contenere l’orbita del pianeta, sia quando esso si
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