Page 53 - Keplero. Una biografia scientifica
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modalità in cui due cose sono connesse e delle cause di questa

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                connessione» . Le analogie, insomma, non sono più un recinto
                all’interno del quale costringere la nostra percezione della realtà:

                il loro uso diviene un potente strumento per indagare la natura

                con l’aiuto dell’immaginazione.

                   Torniamo  alla  folgorazione  descritta  nell’Introduzione:  la

                successione  dei  triangoli  che  rappresenta  le  congiunzioni
                planetarie  sembra  delineare  due  circonferenze,  una  inscritta  e

                l’altra circoscritta alla struttura. Keplero si chiede se il rapporto

                tra  le  due  circonferenze  possa  avere  un  qualche  significato

                associato  ai  pianeti  i  cui  moti  sono  rappresentati  da  quei

                triangoli, Giove e Saturno. Il rapporto esistente tra i raggi dei

                due cerchi è, in prima approssimazione, eguale al rapporto tra le

                distanze di Giove e Saturno dal centro del cosmo. Egli cerca poi

                di  generalizzare  il  ragionamento  prendendo  in  considerazione

                anche  il  pianeta  Marte,  ma  senza  successo.  Resta  comunque

                irresistibile  il  fascino  di  un  modello  che  riprenda  l’analogia

                cusana del cerchio divino, a cui il creato si approssima come una
                serie  di  poligoni  con  numero  sempre  maggiore  di  lati.  Così,

                Keplero si intestardisce nel tentativo di porre una relazione tra

                le distanze dei pianeti dal Sole, così come si evincono dai dati di

                Copernico,  e  i  poligoni  regolari  inscritti  o  circoscritti  a  una

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                circonferenza .  Purtroppo  il  numero  dei  poligoni  regolari  è
                infinito,  e  non  vi  è  alcuna  regola  che  selezioni  un  particolare

                numero di pianeti.

                   Il passaggio decisivo consiste allora nel muoversi da due a tre

                dimensioni, dal cerchio alla sfera, dai poligoni ai poliedri. L’idea

                che  lo  illumina  è  che  esistono  solo  cinque  poliedri  regolari,  i

                solidi  platonici,  e  precisamente  sei  pianeti  nel  sistema  solare
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