Page 40 - Keplero. Una biografia scientifica
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difficoltà tecniche, esisteva un serio problema intrinseco per il

                fatto che, adottando il sistema tolemaico, risultava impossibile

                dare  una  stima  delle  distanze  planetarie  assolute,  mentre  era

                possibile ricavare, per ciascun pianeta, solo il rapporto relativo

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                tra epiciclo, deferente ed eccentrico .
                   Una stima delle dimensioni dell’universo e della distanza dei

                pianeti  dalla  Terra  veniva  poi  dedotta  assumendo  l’ipotesi  del
                plenum, ovvero l’idea aristotelica che non potesse esistere uno

                spazio  «vuoto».  Su  questa  asserzione  era  stato  costruito  un

                modello  di  universo  come  successione  di  sfere  materiali,

                ciascuna  della  larghezza  necessaria  a  contenere  il  moto  non

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                esattamente circolare di un pianeta . Ogni sfera aveva un bordo
                interno,  di  raggio  pari  alla  minima  distanza  a  cui  quel  dato

                pianeta  poteva  essere  osservato,  e  un  bordo  esterno,  di  raggio

                pari  alla  distanza  massima:  il  suo  spessore  era  quindi  definito

                dal  diametro  dell’epiciclo.  Conoscendo  –  dalle  misure  di

                Aristarco – il valore delle distanze di Sole e Luna dalla Terra, e i

                valori relativi di deferenti ed eccentrici per i diversi pianeti, era

                possibile  ottenere  la  misura  delle  dimensioni  delle  sfere

                planetarie, nonché dare una stima del raggio dell’universo.
                   Questo modo di  calcolare le  distanze era  tipico del  periodo

                compreso tra Tolomeo e Copernico, mentre con l’introduzione

                del  sistema  copernicano  diventa  finalmente  possibile  calcolare

                effettivamente le distanze dei vari pianeti dal Sole. Tuttavia, non

                si sopisce l’attenzione ai risvolti «armonici», ovvero musicali in

                senso matematico, dei modelli astronomici, come testimonia lo

                stesso Copernico quando sottolinea che un successo del proprio

                sistema sta nel fatto che, se si considerano i periodi dei pianeti

                ordinati secondo la loro distanza dal Sole, si ritrova finalmente
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