Page 39 - Keplero. Una biografia scientifica
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rappresentazione dei pianeti come note sul pentagramma anche
negli scritti di Keplero, e precisamente nelle note che egli
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appone alla propria traduzione degli Harmonica di Tolomeo .
Accanto ai primi modelli, basati prevalentemente sull’ipotesi
che distanze e velocità dei pianeti fossero in qualche modo legati
da rapporti numerici armonici, si andavano affiancando sistemi
in cui le distanze dei pianeti erano esplicitamente poste in
analogia con le corde musicali, assumendo per l’intero cosmo
l’immagine di una immensa lira greca. Il pianeta più interno,
che si trova a una distanza minore dal centro del cosmo e che
fino ad allora era stato associato alla nota più grave, è ora
associato alla nota più acuta, come se la distanza del pianeta dal
centro del cosmo fosse proporzionale alla lunghezza di una
ideale corda sonora, il cui suono è tanto più acuto quanto più è
corta. Si tratta di un modello esplicitato, tra i primi, da
Nicomaco neopitagorico, che otterrà un duraturo successo,
tanto che lo si troverà ancora nei trattati di astronomia e di
teoria musicale del XVI secolo. Molto simili a questo sono i
modelli in cui il sistema solare è messo in analogia con un
monocordo. Non viene più immaginato un set di più corde, ma
un’unica corda sulla quale i pianeti sono posizionati come ideali
capotasti, come nel caso del celebre Monocordo del Mondo
presentato da R. Fludd nel suo Utriusque cosmi.
Il tentativo di rintracciare una musica nei cieli non era una
semplice suggestione poetica, quale ci può apparire per esempio
la musica delle sfere della Divina Commedia. Al contrario,
l’ipotesi armonica risultò fondamentale nell’astronomia antica,
quando le possibilità di costruire modelli fondati su misure
sperimentali erano ancora scarse. Oltre alle immaginabili