Page 275 - Keplero. Una biografia scientifica
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Sull’altro fronte troviamo i fisici che si ispirano a Epicuro o ad
Aristotele. I seguaci di Epicuro, visti da Keplero come degli
estremisti del caos, immaginano ogni singolo evento come la
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faccia di un dado, che viene lanciato dalla natura per l’eternità .
La coincidenza tra più eventi corrisponde allora all’uscita del
lancio contemporaneo di più dadi. Nel caso in esame, costoro
considerano un dado del tempo e un dado del luogo. Se esistono
infinite stelle nove, e si lanciano i due dadi da un tempo infinito,
tra tutti i risultati si può ottenere anche l’accensione di una nova
proprio nel tempo e nel luogo di una congiunzione. Nel
Capitolo XVI, che approfondisce l’esame delle differenti
posizioni, Keplero mostra quali sono, a suo parere, i punti
deboli di questa interpretazione, che egli ritiene rea di svilire il
ruolo della scienza. Per esempio, i dadi del tempo e del luogo
non hanno sei facce, ma infinite; il tempo, inoltre, in cui si gioca
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la partita è tutt’altro che infinito . La coincidenza tra eventi rari
è quindi ai suoi occhi molto poco probabile. Per quanto
riguarda la posizione dei fisici che si richiamano ad Aristotele,
essi assumono che né la nova né le congiunzioni sono eventi
casuali, mentre lo è il loro accadere nello stesso tempo e luogo.
A sostegno della indipendenza tra i due fenomeni, essi
ricordano che nessuna congiunzione si era accompagnata alla
nova osservata da Brahe nel 1572. Rispetto ai fisici epicurei, i
fisici aristotelici aumentano drammaticamente la probabilità
che l’evento congiunto, per quanto raro, si verifichi. Keplero si
dichiara abbastanza vicino a questa posizione, ma resta
amareggiato dalla sconfitta intellettuale che, ai suoi occhi, è
insita nel rinunciare a cogliere una relazione tra due fenomeni.
Il quarto gruppo di ipotesi, quelle teologiche, è caratterizzato