Page 273 - Keplero. Una biografia scientifica
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spiegato in termini estremamente più semplici di quanto non sia
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invece nel quasi contemporaneo Astronomiae pars optica . Nel
De stella nova gli oggetti celesti, che si trovano a diverse distanze
dalla Terra, sono paragonati al naso del lettore, al suo dito, al
libro che ha in mano e al pavimento della stanza in cui è seduto.
L’intento di Keplero era quello di convincere ogni lettore della
validità di questo metodo geometrico. Gli sembrava
inconcepibile che persino astronomi professionisti, come il
collega Antonio Lorenzini, che all’epoca lavorava a Padova,
potessero negare la possibilità di valutare le distanze celesti con
il metodo della parallasse, se questo poteva essere compreso
persino dal lettore comune.
Aristotele non era la sola autorità chiamata in causa dalla
nova. Secondo Tolomeo, le sfere dei pianeti si succedevano in
maniera contigua, senza alcun vuoto tra l’una e l’altra; per
«misurare» le dimensioni del cosmo si utilizzavano misure
relative accompagnate all’ipotesi aristotelica del plenum. Solo
con il sistema di Copernico si era potuta calcolare in maniera
assoluta la distanza dei pianeti dal centro del sistema solare,
rivelando come i valori precedenti fossero totalmente
sottostimati. Ma, ai seguaci del sistema tolemaico, le distanze
apparentemente enormi tra le orbite dei singoli pianeti
sembravano un punto debole del copernicanesimo. Keplero, nel
De stella nova, dimostrava come, qualunque fosse il sistema
astronomico adottato, copernicano, tolemaico o tychonico, le
dimensioni dovevano mantenere lo stesso ordine di grandezza.
Anche se si modificava il centro del sistema di riferimento, le
distanze o le velocità in gioco restavano immutate.