Page 119 - Keplero. Una biografia scientifica
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lo aveva spinto ad affrontare un tema apparentemente lontano
era quello di migliorare la precisione dei dati a propria
disposizione: lo scienziato si era persuaso del fatto che
l’atmosfera, come una grossa lente che avvolge il nostro pianeta,
modifica la percezione ottica della luminosità e della posizione
degli astri. Nel 1604 Keplero ritorna a studiare il bizzarro moto
di Marte. Il tempo apparentemente rubato alla sua guerra
contro il pianeta rosso lo ha piuttosto arricchito di nuove e
potenti armi. Prima tra tutte la conoscenza dei fenomeni di
rifrazione, che gli permette di migliorare ulteriormente la
precisione dei dati. Inoltre, egli ha acquisito una buona
dimestichezza con la famiglia delle coniche, battezzando in esse
un punto del tutto speciale a cui ha dato il nome di «fuoco», lo
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stesso termine con cui i pitagorici indicavano il Sole . Infine,
fatto non trascurabile, ha raggiunto la consapevolezza che a
volte, nella descrizione dei fenomeni naturali, altre coniche
siano da preferirsi alla circonferenza.
Per ricostruire la scoperta della prima legge, è necessario
ripercorrere anche alcuni Capitoli dell’Astronomia nova già
introdotti nell’analisi precedente. Ovviamente, il primo passo
consiste nell’accettare che l’orbita non è un cerchio, il che viene
esplicitamente denunciato, come si è visto, già all’inizio del
Capitolo XL. Qui però, per comodità di calcolo, Keplero aveva
comunque accettato l’approssimazione del cerchio eccentrico.
Tuttavia, già nel Capitolo successivo, si legge che, se l’orbita
fosse un cerchio, una volta assegnate tre posizioni sarebbe
possibile ricavarlo in maniera univoca. Keplero considera,
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pertanto, la posizione di Marte in tre date opportune e
individua l’equazione di una circonferenza. Ma, subito dopo,