Page 111 - Keplero. Una biografia scientifica
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ellisse è ancora lungo e tortuoso.
Il primo passo consiste nella costruzione di una ulteriore
curva, che tenga conto del fatto che l’orbita non è un cerchio
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perfetto . Volendo approssimare l’orbita a una curva nota,
sceglie di identificarla con una ellisse; chiama poi «lunula» l’area
tra la curva μνοπϱ di figura 3.9, che rappresenta l’orbita
approssimata dall’ellisse, e la retta CC, che rappresenta il cerchio
perfetto. Come già aveva fatto per la piccola area compresa tra le
due concoidi precedenti, egli invoca un «geometra» che sappia
calcolare l’area di questa lunula, sempre allo scopo di
normalizzare la figura che rappresenta il tempo impiegato a
percorrere tratti dell’orbita. Anche questa via sembra senza
sbocco, ma la riflessione sulla seconda legge prosegue capitolo
dopo capitolo, intrecciandosi sempre più fittamente con la
strada che lo porterà alla scoperta della forma ellittica
dell’orbita, ovvero della prima legge. Dopo innumerevoli
tentativi, di cui daremo alcuni cenni nel prossimo paragrafo,
Keplero arriverà al Capitolo LVI, «come essendomi svegliato da
un sonno, e avendo intravisto una nuova luce», a comprendere
che l’orbita ha realmente una forma ellittica, e che quelle altezze,
apparentemente senza significato fisico, sono proprio i raggi
vettori dei pianeti. Egli ha finalmente la sensazione di essere
riuscito a conciliare le esigenze della fisica, che impongono di
incentrare la dimostrazione sul Sole vero e sull’ipotesi fisica, con
quelle del rigore geometrico.
La sua prima esigenza è testare le proprie intuizioni con i dati
sperimentali, ottenendone in effetti un’eccellente conferma,
tanto che alla fine del Capitolo LVI assai pragmaticamente si
legge: «E poiché si accordano con le osservazioni, esse saranno