Page 29 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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a corroborare questa ipotesi. Nel novembre del 1609, il suo nuovo telescopio
a 15 ingrandimenti rimuoveva ogni dubbio, ma Galileo continuò a
perfezionare il proprio strumento e nel gennaio del 1610 ne aveva uno che
ingrandiva 20 volte. Quando pubblicò il Sidereus Nuncius, in marzo, stava
lavorando a un telescopio che ingrandiva 30 volte. Talvolta, si dice che
Galileo utilizzò questo strumento più potente per le osservazioni riportate nel
Sidereus Nuncius, ma non fu questo il caso. Il telescopio che utilizzò
ingrandiva 20 volte, non 30, e aveva un campo visivo di 12’ circa. Poiché il
diametro visivo della Luna è approssimativamente 32’, ciò significa che
Galileo poteva osservare poco più di un terzo della faccia della Luna in una
volta sola, anche se non ne fece mai menzione.
Poichè il campo visivo del telescopio di Galileo era molto stretto,
parecchie persone facevano fatica a mettere a fuoco la Luna, che si
aspettavano di vedere per intero. Un amico, il filosofo Cesare Cremonini, fu
onesto riguardo al proprio fallimento: “quel rimirare per quegli occhiali –
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disse – m’imbalordiscon la testa”. Ebbe lo stesso problema un altro
filosofo, Giulio Libri, collega di Galileo a Padova. Quando morì, alla fine del
1610, Galileo espresse la speranza che egli, dato che non era riuscito a vedere
le nuove stelle mentre era sulla Terra, potesse vederle “nel passar nel
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cielo”. Lo spauracchio di Galileo, però, era rappresentato dai filosofi che
giuravano sui loro libri, invece di guardare attraverso il telescopio. “Questo
tipo di persone, infatti,” scrisse a Kepler, “pre tende che la filosofia [termine
utilizzato qui nel senso di filosofia naturale o di scienza naturale] sia un libro
come l’Eneide o l’Odissea; e la verità dev’essere ricercata non nel mondo o
nella natura, ma confrontando i testi (uso le loro parole)”. 54
I disegni della Luna di Galileo
Il libro di Galileo contiene quattro incisioni, realizzate su lamine di rame,
della faccia della Luna o cinque, poiché la terza è ripetuta due volte e
collocata sotto la figura numero quattro, per ottenere un contrasto visivo.
Nessuna riporta la data. La prima mostra una Luna crescente al quarto o
quinto giorno successivo alla Luna nuova, che per l’astronomo Guglielmo
Righini si sarebbe avuta il 2 ottobre 1609, mentre un altro astronomo, Ewen
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Whitaker, preferisce il 30 novembre 1609. Questo, se si presume che le