Page 28 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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cominciavano tre settimane più tardi.        44


                  Anche  gli  astronomi  di  professione  ebbero  difficoltà  a  utilizzare  lo
               strumento,  perché  Galileo  aveva  consigliato  di  mettere  un  diaframma  (una
               sottile lamina di metallo o un pezzo di cartone forato nel mezzo) sull’apertura
               del telescopio, per ridurre e rendere più definito il campo visivo. Ma questo
               espediente  non  funzionava,  come Galileo  dovette riconoscere  in seguito:  il
               campo  visivo  non  si  mo  difica  molto  con  un  diaframma,  sempre  che
               l’apertura non sia resa così piccola da far perdere troppa luce per migliorare

               l’osservazione. Kepler, che aveva avuto in prestito il telescopio che Galileo
               aveva inviato all’elettore di Colonia, aveva seguito le sue istruzioni e fu il
               primo a notare che, aprendo la finestra dello strumento, il campo visivo era
               incrementato  in  modo  molto  scarso.  Si  passava  dal  vedere  “a  fatica  metà
               diametro della Luna” al vedere “soltanto un po’ meno della metà del diametro

               della Luna”.   45


                  Del  fatto  che  Galileo  fu  tratto  in  inganno  quando  pose  un  diaframma
               all’imboccatura del suo telescopio, la ragione potrebbe essere legata al difetto
               della vista che aveva dall’infanzia e che di tanto in tanto gli faceva vedere le
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               fonti di luce, per esempio le candele, come irradiate da anelli colorati.  Le
               persone  colpite  da  questo  disturbo  possono  migliorare  la  situazione

               guardando attraverso i loro pugni chiusi o attraverso un’apertura molto stretta
               e Galileo estese questo metodo anche al telescopio. Ne parla già nella lettera
               del 7 gennaio 1610, dove raccomanda che il foro del diaframma sia di forma
               ovale,  dettaglio  che  sembra  indicare  che  la  lente  convessa  non  era  stata
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               perfettamente levigata.  Cristoforo Clavio, professore del Collegio Romano,
               chiese a Galileo perché utilizzasse una grande lente convessa, se era per la
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               maggior  parte  completamente  oscurata.   Costui,  che  non  aveva  ancora
               compreso  il  suo  errore,  rispose  che  rimuovendo  il  diaframma  si  poteva
               ottenere un campo visivo più ampio, se ce ne fosse stato bisogno, e aggiunse
               che  in  quel  caso  sarebbe  stato  necessario  prendere  un  oculare  con  una

               distanza focale maggiore e accorciare il tubo.         49


                  Quando Galileo puntò il suo telescopio al cielo nell’autunno del 1609 per
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               confermare la congettura di Plutarco  che i mutamenti di aspetto della Luna,
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               visibili a occhio nudo, indicano la presenza di monti e cavità,  il telescopio a
               9 ingrandimenti che egli aveva a disposizione a quel tempo era già sufficiente
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