Page 18 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
P. 18

Venezia, lo aveva saputo qualche giorno prima e il 22 agosto 1609, il giorno

               dopo  che  Galileo  era  salito  sul  campanile  di  San  Marco  con  i  suoi  amici,
               scriveva a Belisario Vinta, segretario di Stato del Granducato di Toscana, che
                                                                                                        21
               lo strumento poteva essere acquistato in Francia o altrove per pochi soldi.  Il
               29 agosto, Bartoli scriveva di nuovo per dire che un forestiero era giunto a
               Venezia con il secreto, com’era spesso chiamato un procedimento segreto o
               nascosto, ma


                  havendo  inteso,  da  non  so  chi  (dicesi  da  Fra  Paolo  [Sarpi]  teologo
                            22
                  servita),  che non farebbe qui frutto alcuno, pretendendo 1000 zecchini,
                  se ne partì senza tentare altro; sì che, essendo amici insieme Fra Paolo et
                  il Galilei, et datogli conto del secreto veduto, dicono che esso Gallilei,
                  con  la  mente  e  con  l’aiuto  d’un  altro  simile  in  strumento,  ma  non  di

                  tanto buona qualità, venuto di Francia, habbia investigato et trovato il
                  secreto.  23


                  Questa  è  la  versione  dei  fatti  che  l’ambasciatore  George  Fugger  aveva
               inviato  a  Praga  alla  fine  di  settembre.  “Ogni  occhialaro”,  secondo  Bartoli,
               pretendeva di aver inventato il telescopio. Un francese li vendeva a “3 et 4
               zecchini et 2 ancora et anco manco”, ben ché le lenti costassero sei volte di
               più se erano “di cristallo di Murano”. Bartoli ne esaminò uno che era stato

               comprato  per  3  zec  chini,  ma  trovò  difficile  usarlo,  perchè  non  riusciva  a
               tenerlo fermo e il campo visivo era troppo piccolo. Il “secreto”, dichiarò, sta
                                                                                                        24
               “nella bontà della materia dell’occhiale et nell’aggiustarli nel cannone”.  Il
               granduca  Cosimo  II  voleva  acquistare  un  telescopio  dal  francese  e  Bartoli

               tentò di dissuaderlo, ma gli venne ordinato di comprarne uno. Fece come gli
               era  stato  detto  e  inviò  lo  strumento  a  Firenze  alla  fine  di  ottobre.  Ma  per
               prima  cosa  egli  vi  guardò  attraverso  e  lo  trovò  di  molto  inferiore  a  quelli
                                         25
               prodotti  da  Galileo.   Qualche  settimana  più  tardi,  Bartoli  era  meglio
               informato  e  chiamava  lo  strumento  del  francese  “una  burla,  perché  al  mio
               occhio non fa tanti miracoli: et di quella sorte si trovano hora per tutto, che

               sebene non sono fabrica del Franzese, ma di occhialari straordinarii, a me par
               che facciano il medesimo”.       26





               I precursori italiani di Galileo
   13   14   15   16   17   18   19   20   21   22   23