Page 21 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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dunque un vetro solo non basta per produr l’effetto. Passando poi a due,

                  e sapendo che ‘l vetro di superficie parallele non altera niente, come si è
                  detto,  conclusi  che  l’effetto  non  poteva  né  anco  seguir
                  dall’accoppiamento  di  questo  con  alcuno  degli  altri  due.  Onde  mi
                  ristrinsi a volere esperimentare quello che facesse la composizion degli
                  altri due, cioè del convesso e del concavo, e vidi come questa mi dava
                  l’intento. 37


                  Galileo fu ostacolato dalla tradizionale spiegazione di come viag giano i

               raggi di luce. Oggi, grazie al lavoro di Kepler e di Descartes, la teoria corretta
               ci sembra ovvia ed è quella dell’intromissione, termine che significa che la
               visione è prodotta dai raggi di luce che entrano nella pupilla. La teoria rivale
               dell’estromissione,  comunemente  accettata  al  tempo  di  Galileo,  rendeva
               conto  del  fenomeno  ipotizzando  che  i  raggi  partissero  dai  nostri  occhi.  La

               descrizione  geometrica  è  comunque  la  stessa,  che  i  raggi  originino
               dall’oggetto  o  dagli  occhi,  perché  la  loro  direzione  non  cambia  secondo  il
               verso  in  cui  sono  disegnati.  Se  ne  può  trovare  traccia  ancora  oggi  nel
               linguaggio, quando si parla di contatto visivo,  di sguardo fisso e  di  fissare
               con lo sguardo, come pure di guardare fuori! Nel Sidereus Nuncius, Galileo
               parla  dei  raggi  come  se  andassero  dagli  occhi  all’oggetto  (si  veda  la
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               traduzione a p. 94).  In una lettera al gesuita Christopher Grienberger, egli
               scrive: “i nostri raggi visivi si partono dall’occhio nostro come da vertice e
                                                                                           39
               conicamente  si  vanno  allargando  sino  al  perimetro  lunare”.   Kepler,  che
               aveva  rotto  con  il  punto  di  vista  tradizionale,  spiegava  la  visione  come
                                                                      40
               l’azione dei raggi che arrivano dall’oggetto.  Ma Galileo non lo seguì. Ad
               esempio,  nel  novembre  del  1614  quando  il  francese  Jean  Tarde  si  recò  a
               Firenze, Galileo gli disse che il problema di levigare le lenti per ottenere un
               dato ingrandimento non era stato risolto e che il libro di Kepler a riguardo era
               “così  oscuro  che  sembra  che  l’autore  stesso  non  lo  avesse  compreso”.              41

               Questo  è  sorprendente,  perché  la  Diottrica,  diversamente  da  altri  lavori  di
               Kepler, è straordinariamente chiara.


                  Ma  Galileo  non  aveva  le  idee  chiare  sulla  rifrazione,  che  è  l’elemento
               essenziale nella spiegazione del funzionamento del telescopio. Senza la sua
               comprensione, Galileo non era in grado di determinare la lunghezza focale
               delle lenti. Non era neppure in grado di spiegare come i raggi di luce fossero
               piegati,  quando  passavano  attraverso  l’atmosfera.  Kepler  e  il  gesuita
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