Page 20 - Galileo Galilei - Sidereus nuncius ovvero Avviso Sidereo.
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ben 12 anni prima, ma di non aver pensato allora che avesse un qualche
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valore per l’astronomia. Se questo è vero, Gualterotti avrebbe avuto un
telescopio sin dal 1598, che però non era probabilmente in grado di
ingrandire più di tre o quattro volte e, quindi, di valore limitato. Un altro
sedicente precursore fu Antonio de Dominis, futuro vescovo, che diverrà
famoso per essere passato alla Chiesa anglicana e per essere poi tornato nel
grembo della Chiesa romana, che lo rinchiuse in prigione dove morì nel
1624. Prima di diventare arcivescovo di Spa lato, de Dominis era stato
gesuita e aveva insegnato scienze nel lo ro collegio di Padova. Qui poteva
aver fatto la conoscenza di Galileo nel 1592. Quando apparve il Sidereus
Nuncius nel 1610, de Dominis decise di rendere noto il proprio contributo,
che fu stampato dall’editore di Galileo, Tommaso Baglioni. L’opera fu curata
da Giovanni Bartoli, il segretario dell’ambasciatore di Fi ren ze a Venezia,
che conosceva Galileo e teneva informato Belisario Vinta riguardo ai
telescopi in vendita a Venezia. 34
Le sfuggenti leggi dell’ottica
Nella lettera di donazione del suo telescopio al doge di Venezia del 24
agosto 1609, Galileo aveva affermato che lo strumento era il risultato delle
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sue “recondite speculazioni di prospettiva,” concetto che fu ribadito pochi
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giorni più tardi in una lettera a suo cognato. Nessuna conoscenza delle leggi
della rifrazione è coinvolta nel resoconto quasi febbrile del suo procedimento,
come presentato nel Sidereus Nuncius. In una versione più tardiva, fornita
alcuni anni dopo nel suo Saggiatore, egli insistette a dire di non aver
proceduto come il belga. Costui, mentre maneggiava pezzi di vetro di tipi
diversi, aveva casualmente guardato attraverso due di essi, uno convesso e
l’altro concavo, e si era imbattuto nel fatto che gli oggetti si vedevano
ingranditi. Galileo spiegò il suo approccio più scientifico in questi termini:
Questo artificio o costa d’un vetro solo, o di più d’uno. D’un solo non
può essere, perché la sua figura o è convessa, cioè più grossa nel mezo
che verso gli estremi, o è concava, cioè più sottile nel mezo, o è
compresa tra superficie parallele: ma questa non altera punto gli oggetti
visibili col crescergli o diminuirgli; la concava gli diminuisce, e la
convessa gli accresce bene, ma gli mostra assai indistinti ed abbagliati;