Page 484 - Galileo. Scienziato e umanista.
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colpe  commesse  da  Galileo,  né  quello  piú  ovvio.  Ma  era
                certamente, nella forma (seppure non nella sostanza) la piú dura

                punizione a cui Galileo potesse essere sottoposto. Lo scopo era
                quello di umiliarlo       250 .

                    Il  21  giugno  Galileo  forní  le  assicurazioni  necessarie:  «Io
                non tengo né ho tenuta questa opinione del Copernico, dopo che

                mi fu intimato con precetto che io dovessi lasciarla». Il giorno

                seguente ascoltò la sentenza davanti a sette dei dieci cardinali
                inquisitori.  Mancava,  tra  gli  altri,  Francesco  Barberini;  erano

                invece presenti suo fratello Antonio e Guido Bentivoglio, un ex
                studente di Galileo che era sempre rimasto ben disposto nei suoi

                confronti.  La  sentenza  ricapitola  il  caso  cosí  come  era  stato
                scritto nel quadro riassuntivo; aggiungeva però che l’attestato di

                Bellarmino  aggravava,  anziché  migliorare,  la  posizione  di
                Galileo, poiché, «mentre, dicendosi in essa che detta opinione è

                contraria alla Sacra Scrittura, hai non di meno ardito di trattarne,
                di difenderla e persuaderla probabile; né ti suffraga la licenza da

                te artefitiosamente e calidamente estorta, non havendo notificato
                il  precetto  ch’havevi».  Cosí  facendo  Galileo  si  era  reso

                «vehementemente  sospetto  d’heresia,  cioè  d’haver  tenuto  e
                creduto dottrina falsa e contraria alle Sacre e divine Scritture».

                In base ai canoni, nel nome di Gesú Cristo e in quello della sua

                sempre Vergine Maria i cardinali inquisitori erano disposti ad
                assolvere Galileo dal suo errore pernicioso e dai suoi peccati, se

                lui  li  avesse  ripudiati  con  cuore  sincero  e  fede  non  finta.  A
                completamento  della  vicenda,  essi  proibirono  il  Dialogo,

                                                                                            o
                                                                                                    o
                condannarono Galileo «al carcere formale in questo S.  Off.  ad
                arbitrio nostro» e gli imposero l’obbligo di recitare i sette salmi
                penitenziali una volta alla settimana per i successivi tre anni                    251 .
                    Era  venuto  il  momento  di  abiurare.  Il  vecchio,  malato,  si

                inginocchiò dolorante di fronte ai propri giudici e ad altri venti
                testimoni e lesse a voce alta, alla luce di una candela che teneva

                in mano, la dichiarazione preparata per lui nella forma richiesta
                per rimuovere i veementi sospetti:
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