Page 37 - Galileo. Scienziato e umanista.
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di armonia e di condizione fisica. Galileo non riuscí mai ad
accettare un’astronomia ellittica, fatta di cerchi distorti.
Dopo un lungo dibattito, gli Alterati decisero che i sonetti
costituivano la forma piú alta di poesia. Galileo provò a
comporne alcuni, e forse ne depose alcuni nella capace urna.
Ecco un esempio, in cui un distico di creazione galileiana segue
un’apertura in stile petrarchesco, mentre il resto procede
secondo motivi consueti:
Or che tuffato il sol nell’onde Ispane
Ha i fiammeggianti suoi biondi capelli,
Per Via Mozza raccolte in be’ drappelli,
Sbuca gran moltitudin di puttane.
Chiuse già son tutte l’Arti di lane,
E’ setaiuoli calon gli sportelli,
A stuol da’ campanil fuggon gli uccelli,
Storditi dal romor delle campane.
E al Ponte tutta la cittadinanza
S’aduna, ove mezz’ora si sollazza,
Chè questa è di Firenze antica usanza.
E l’ora si avvicina della mazza;
Però ti lascio: a Dio, dolce speranza,
Chè mi conviene andare insino in Piazza 48 .
Il plotone di prostitute viene attentamente osservato mentre
esse si affrettano ai vespri, per fare ammenda dei clienti passati
e per attrarne di nuovi: un chiaro segno della sera come
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sospensione di altri commerci .
Nel complesso, i critici non hanno apprezzato le poesie di
Galileo. Uno dei suoi moderni ammiratori, che lo classificò
come il piú grande autore di prosa in lingua italiana, dopo
Machiavelli, osserva, a proposito dei sonetti, che siamo
fortunati che non ce ne siano di piú, e offre l’esempio del
passaggio dal sentimento petrarchesco agli studi sociali nella