Page 333 - Galileo. Scienziato e umanista.
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necessaria  conseguenza  restava  in  chiaro  che  la  terra  non  si
                puoteva muovere come le stelle […] anzi disse di piú […] che

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                era pronto a far conoscere e a V. S. e a S. A. S.  e a tutto il
                mondo, che queste sono tutte frascherie e che meritano essere

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                dannate» .
                    La notizia irritò Galileo. Gli amici gli consigliarono di tenere

                la bocca chiusa. Cesi: non cercare di giustificarti nei confronti

                di  Caccini,  mettiti  il  cuore  in  pace  su  Copernico;  Bellarmino
                pensa  che  la  teoria  sia  eretica  perché  il  moto  della  Terra

                contrasta con le Scritture. Berberini: sii piú cauto, non divagare
                oltre la fisica e la matematica, lascia ai teologi il loro territorio,

                non  concedere  spazi  al  nemico.  Qualunque  cosa  dirai  verrà
                distorta, disse il cardinale; metti le montagne sulla Luna e presto

                la gente dirà che ci hai messo anche delle persone, e si chiederà
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                come possano essere arrivati lí dall’Arca di Noè . Grienberger:
                dimostra prima il moto della Terra, poi cercherai di conciliarla
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                con  le  Scritture .  Ciampoli:  rilassati,  i  tuoi  nemici  sono
                rumorosi ma in numero esiguo. Galileo non poté rilassarsi: non
                vedeva  l’ora  di  sbaragliare  gli  ostinati,  istruire  gli  ignoranti,

                massacrare  i  calunniatori.  «[Ma]  mi  vien  serrata  la  bocca  et
                ordinato  ch’io  non  entri  in  Scritture».  Era  irragionevole,

                intollerabile!  «[Ciò]  è  quanto  a  dire,  il  libro  del  Copernico,
                                      ta
                ammesso da S.  Chiesa, contiene in sé eresie, e si permette a
                                                                                          52
                chiunque  per  tale  lo  vuol  predicare  il  poterlo  fare» .  Galileo
                sopportò questa frustrazione fino al novembre del 1615, quando,
                avendo forse avuto notizia degli interrogatori di Ximenes e di

                Attavanti da parte degli inquisitori fiorentini, ottenne da Cosimo
                il  permesso  di  andare  a  Roma  «per  dar  conto  di  sé  di  alcune

                imputazioni, o piú tosto calunnie, che gli sono state apposte da’
                suoi emuli». Per tutta la vicenda Cosimo si comportò piú come

                un  amico  accondiscendente  e  disposto  a  dare  una  mano,  che
                come  un  principe  preoccupato  della  propria  posizione.  Diede

                indicazioni  al  proprio  ambasciatore  a  Roma  perché  ospitasse
                Galileo,  un  segretario,  un  attendente  e  una  piccola  mula.  Il
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