Page 331 - Galileo. Scienziato e umanista.
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nessuno di essi si applicasse a lui. Sottolineò ancora una volta
                che  la  Bibbia  parlava  alla  gente  comune  e  che  i  Padri  non

                sapevano          nulla       di     astronomia.          Protestò,        centrando
                completamente  il  punto,  contro  l’abitudine  ad  agganciare  le

                Scritture  a  idee  secolari  che  potrebbero  dimostrarsi  false.  «In
                questioni  relative  alle  scienze  acquisite  attraverso  l’opera

                dell’uomo,  nessuno  dovrebbe  essere  cosí  schiavo  di  una  setta

                filosofica, o difendere una qualche opinione filosofica con tanta
                tenacità,  da  arrivare  a  pensare  che  le  Scritture  nel  loro

                complesso  dovessero  da  quel  momento  in  avanti  essere
                interpretate di conseguenza […] Non dovremmo quindi essere

                cosí tenacemente fedeli alla filosofia di Aristotele o al sistema
                del mondo di Tolomeo […] né i passi delle Scritture dovrebbero

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                essere interpretati soltanto alla luce di queste filosofie» .
                    Foscarini inviò una copia di questa sua ragionevole difesa e

                della  lettera  originale  a  Bellarmino,  che  rispose  nel  suo  stile
                benevolo  e  al  contempo  duro  come  una  roccia,  firmandosi

                «Come fratello». Si congratulò con Foscarini e con Galileo per
                la loro prudenza nell’aver parlato della teoria copernicana solo

                ex  suppositione,  come  riteneva  avesse  fatto  anche  Copernico
                (dovremmo considerare questa lode come un consiglio da parte

                di  Bellarmino,  non  come  una  sua  convinzione).  Interpretarla

                come  se  fosse  vera  sarebbe  «cosa  molto  pericolosa  non  solo
                d’irritare  tutti  i  filosofi  e  theologi  scholastici,  ma  anco  di

                nuocere alla Santa  Fede con  rendere false  le Scritture  Sante».
                Bellarmino, settuagenario, fece seguire a questo colpo iniziale

                una  raffica  di  colpi  che  mostrò,  se  non  altro,  che  la  Curia
                dovrebbe  avere  un’età  per  il  pensionamento  obbligatorio.

                Argomentò come se i suoi avversari fossero i protestanti contro
                cui aveva combattuto il secolo precedente. Il Concilio di Trento

                aveva  proibito  le  interpretazioni  contrarie  al  consenso  con  i
                Santi  Padri:  «Consideri  lei,  con  la  sua  prudenza,  se  la  Chiesa

                possa sopportare che si dia alle Scritture un senso contrario alli
                Santi Padri et a tutti li espositori greci e latini». E non ha alcun
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