Page 328 - Galileo. Scienziato e umanista.
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e della priorità (la scienza dimostrabile ha la precedenza in
questioni che non riguardano la fede e la morale) e, come
avrebbe fatto Galileo, si cacciò nei guai specificando i testi che
sarebbe stato possibile utilizzare per le proposizioni suscettibili
di dimostrazione. Cesi considerò la Lettera di Foscarini (il
pamphlet aveva infatti la forma di una lettera al generale dei
carmelitani) un dono di Dio quanto mai opportuno – a meno
che, aggiunse, «l’accrescer rabbia alli avversari non sia per
nocere, il che non credo». Decise di ricavarne un’edizione latina
con un numero maggiore di passaggi e di interpretazioni che
avrebbero convinto tutti: «Allhora […] l’opinione [di
Copernico] restarà permessa et approvata tanto pienamente, che
chi vorrà tenerla potrà liberamente farlo, come, nelle cose
meramente fisiche e matematiche tali, va». Altre linci
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insistettero per una maggiore prudenza . Sebbene Foscarini
avesse presentato le proprie idee con la dovuta umiltà e nello
spirito di carità, i decreti tridentini si applicarono piú
direttamente alla sua Lettera, pubblicata, che alle riflessioni
semiprivate di Galileo. Inoltre, Foscarini era un monaco
soggetto alla disciplina. La sua lettera richiedeva una risposta.
Galileo aveva il pamphlet di Foscarini davanti a sé, con le
sue ricche citazioni da Agostino e da altri santi esegeti, quando
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rivide la propria verbosa e meritevole lettera a Cristina . È
molto probabile che ne conoscesse bene le argomentazioni, dato
che i teologi del circolo di Sarpi propendevano per gli elementi
protestanti del pensiero di Agostino. Cosí preparato, e facendo
appello allo spirito militante della devota duchessa, Galileo
presentò la disputa sopra Copernico come una battaglia tra il
bene e il male. La lega del piccione e di altri uccelli dal
piumaggio simile, uomini ignoranti, incompetenti, incattiviti,
ostinati, egoisti, vendicativi, malevoli, incapaci di brandire gli
strumenti della scienza, ovvero l’osservazione disciplinata e le
necessarie dimostrazioni, hanno estratto «un’arme inevitabile e
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tremenda», la spada delle Scritture . Contro di loro si levano