Page 319 - Galileo. Scienziato e umanista.
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insegnamenti, finalmente disvelati, a conferma delle vere
proposizioni. In questo modo, dopo aver dimostrato che Giosuè
10,12 indicava un universo copernicano, Galileo fece appello a
Giosuè 10,13 («Si fermò il Sole») a conferma della posizione
centrale del Sole in un universo copernicano. Agli occhi del
credente, il circolo non era vizioso: riconciliava due verità che
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dovevano essere una sola .
Come molti uomini di scienza, Galileo non si curava di
questioni amministrative. Chi avrebbe dovuto elaborare
l’esegesi corretta quando i filosofi e i matematici avevano
determinato che la parola di Dio, presa alla lettera, non poteva
essere difesa? Certo non l’uomo di scienza impaziente di
affermare la propria indipendenza dalle Scritture! Il punto
cruciale, come Borro e Cremonini avevano sostenuto, era quello
di separare la filosofia dalla teologia e mantenerle distinte. Era
anche l’obiettivo di Galileo, ma dal momento che riteneva di
conoscere alcune verità della natura, non poteva esimersi dal
mostrare in che modo dovesse essere letta la Bibbia quando si
trovava in conflitto con esse. Il suo sforzo concordista ripeté
con ingredienti diversi la sintesi tomista e, nella misura in cui
lui lo praticava, riportava Galileo alle catene da cui l’argomento
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dell’indipendenza avrebbe potuto liberarlo .
La Lettera a D. Benedetto Castelli venne in possesso di un
gruppo di persone che Galileo derideva come «lega del
piccione», perché Ludovico Delle Colombe aveva contribuito a
rafforzarla. Vi facevano parte vari domenicani, tra cui il fratello
di Ludovico, Raffaello, il primo predicatore della città. I fratelli
Delle Colombe, che insieme rappresentavano l’ideale tridentino
interdisciplinare, erano stati antagonisti di Galileo sin da quando
Ludovico si era contrapposto a lui in relazione alla nova del
1604. Negli anni 1610-11 essi attaccarono, tanto sul fronte
filosofico quanto su quello teologico: Ludovico dimostrò
l’immobilità della Terra a partire da principî fisici, mentre
Raffaello dichiarò, in pura linea di principio, la propria