Page 289 - Galileo. Scienziato e umanista.
P. 289

Galileo non poteva concedergli neppure questo titolo: credeva
                infatti di poter rivendicare la priorità anche sulla loro scoperta.

                Le  aveva  osservate  per  primo,  disse  a  Welser,  intorno  al
                novembre del 1610; e forse le aveva viste anche prima, dato che

                Micanzio  ricordò,  molti  anni  piú  tardi,  che  Galileo  le  aveva
                mostrate a Sarpi prima di lasciare Padova. Questo, però, non gli

                avrebbe dato la priorità, dato che Gualterotti aveva descritto con

                chiarezza,  in  una  pubblicazione,  una  macchia  che  aveva
                osservato nel 1604, senza l’ausilio del telescopio; Keplero fece

                lo  stesso,  scambiando  per  Mercurio  una  macchia  che  aveva
                osservato  nel  1607  attraverso  una  camera  obscura;  e  Harriot

                aveva  individuato  e  seguito  molti  «difetti»  solari  con  un
                telescopio  nel  1610,  senza  però  pubblicare  alcunché,  come  al

                solito  177 . La prima osservazione telescopica del Sole a stampa,
                per  opera  di  uno  studioso  tedesco  che  utilizzò  un  dispositivo

                olandese,  venne  pubblicata  in  tempo  per  la  Fiera  del  libro  di
                Francoforte del 1611         178 .

                    La  prima  data  sicura  di  un’osservazione  di  Galileo  delle
                macchie  solari  è  la  primavera  del  1611,  quando  le  mostrò  ad

                alcune  persone  a  Roma,  piú  o  meno  nel  periodo  in  cui  anche
                Scheiner ne aveva notato l’esistenza                179 . In base alle regole del

                gioco di Galileo, non contava quando Scheiner aveva visto per

                la  prima  volta  le  macchie,  né  che  ne  avesse  stabilito  alcune
                proprietà prima di Galileo: questo non gli dava alcuna priorità.

                Perché? Perché aveva frainteso ciò che aveva visto                      180 . La parte
                del leone nella scoperta delle macchie toccava a chi per primo le

                interpretava correttamente e, come sappiamo da Esopo, i leoni
                non dividono la preda con altri.

                    Il leone iniziò la propria risposta senza ruggire, ma in modo
                circospetto scrisse a Welser, perché la fama derivatagli dalle sue

                scoperte precedenti gli aveva procurato una torma di oppositori
                implacabili – «perché da gl’inimici delle novità, il numero de i

                quali  è  infinito,  ogni  errore,  ancor  che  veniale,  mi  sarebbe
                ascritto a fallo capitalissimo, già che è invalso l’uso che meglio
   284   285   286   287   288   289   290   291   292   293   294