Page 176 - Galileo. Scienziato e umanista.
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di altri magnati, gli auguri della gente e le cure del grande
Acquapendente. Si riprese. Ci furono altri attentati alla sua vita,
ma alla fine il Sant’Uffizio dovette accontentarsi di bruciare i
suoi libri anziché lui 175 . Entro il 1613 i canali di comunicazione
di Sarpi con il resto del mondo erano stati tagliati: sebbene
continuasse a conservare il proprio incarico di teologo di Stato,
passò il proprio tempo a scrivere di storia e a riflettere a fondo
su un ordine mondiale determinato dalla lotta tra «alcuni solitari
campioni di virtú e di devozione e un manipolo di malvagi
uomini della Curia» 176 . È cosí che Galileo arrivò a vedersi, in
rapporto all’autorità ecclesiastica.
Gli osservatori attenti di Sarpi avrebbero potuto concludere
che un intellettuale esperto, sostenuto con forza da un principe
vigoroso e virtuoso, avrebbe potuto essere un influente
funzionario della pubblica amministrazione e un riformatore
efficace degli abusi del clero. Avrebbero anche dovuto
riconoscere che in una repubblica estremamente dinamica è
necessario dare ascolto a molte voci, e per forza di cose il tempo
che si può dedicare a ciascuna è molto breve: «comparendo
quotidianamente cose nuove, vien da loro negata la grazia alle
vecchie». Anche un principe forte come Donà non poteva fare
ciò che voleva contro gli interessi legittimi degli altri patrizi. E,
certamente, gli osservatori di Sarpi avrebbero trovato conferma,
se ce ne fosse stato bisogno, che la Roma della Controriforma
faceva presto a ricorrere all’accusa di eresia anche quando le
questioni di fede non c’entravano nulla, e non si faceva scrupolo
di distruggere tutti coloro che riteneva costituire una minaccia ai
propri interessi. Galileo, in quanto osservatore di Sarpi, poteva
vedersi come l’esperto intellettuale che consigliava il principe
virtuoso, e si rese conto che avrebbe potuto essere piú semplice
servire un tiranno con una sola parola piuttosto che una
repubblica di molte teste. Sembra che non si sia reso conto della
possibile applicazione a sé stesso della tendenza, da parte della
gerarchia romana, a tirare in ballo l’eresia per far tacere le